Tra le molte persone che ieri hanno festeggiato la presenza di Ivan Zaytsev nella lista dei quattordici che parteciperanno ai Mondiali, ce n’era più felice delle altre: Ermanno Piacentini, l’allenatore che l’ha lanciato nel nuovo ruolo, quello che, insieme a Vittorio Sacripanti, ha maggiormente creduto nella possibilità di riuscita di Zaytsev come schiacciatore.
Oggi Piacentini si gode la gioia della sua felice intuizione e ricorda, con un pizzico di commozione, i primi momenti in cui si è trovato a lavorare con questo ragazzone di origine russa. La M. Roma Volley aveva da poco rinunciato alla A1 e si apprestava a ricominciare dal campionato minore. Tutti i campioni si erano accasati in società della massima serie e nella Capitale si doveva ricostruire una squadra intorno alla figura carismatica di Paolo Tofoli che, innamorato della città e profondamente legato alla dirigenza romana, aveva deciso di prolungare la sua carriera agonistica. Piacentini era la persona giusta a cui affidare questo nuovo progetto: aveva esperienza da allenatore di buon livello e sapeva lavorare con i giovani come nessun altro a Roma. Gli era stato affidato un buon gruppo, ma la vera scommessa era quella di trasformare Zaytsev da palleggiatore a uno schiacciatore che, già al suo primo anno, potesse fare la differenza.
“A livello tecnico – ricorda Piacentini – non è stato difficilissimo. Ivan è un talento incredibile e le sue doti atletiche gli hanno permesso di ambientarsi immediatamente nella nuova veste. Semmai, qualche problema in più è sorto quando si è trattato di convincere il ragazzo al cambiamento”.
Ivan è figlio di Viaceslav, uno dei più grandi alzatori della storia della pallavolo, il quale credeva che il futuro del suo ragazzo fosse come palleggiatore. “All’inizio – confessa Piacentini – abbiamo dovuto un pochino contrastare la resistenza di Ivan al cambio di posizione. Zaytsev veniva da un’esperienza negativa a Latina ed era un po’ abbattuto moralmente. Noi avevamo Paolo Tofoli nello stesso ruolo e con Vittorio Sacripanti abbiamo pensato che, pure per farli coesistere, fosse meglio che Ivan diventasse uno schiacciatore. I miei meriti, se davvero ce ne sono stati, si fermano lì. Il resto lo ha fatto tutto Zaytsev, con il suo carattere e con il suo immenso potenziale. Dopo pochi mesi sembrava che avesse giocato da posto quattro da tutta una vita. Credo ancora fortemente che questo sia il ruolo dove può esprimersi al meglio, ma è talmente bravo che potrebbe benissimo giocare in altre posizioni. Sono contento che abbia conquistato un posto in Nazionale, ma non ne sono troppo stupito. Era soltanto questione di tempo prima che anche tutti gli altri si accorgessero di lui”.