Un tulipano a Bergamo. Sbocciato immediatamente, sia in termini di rendimento sia nella capacità di far breccia nel gruppo Olimpia. Quella che Sjoerd Hoogendoorn oggi definisce “un’altra famiglia”. Intanto l’amore con la compagna Clair lo ha fatto diventare papà di Anna Marit, nata ad Alzano Lombardo il 20 febbraio scorso. D’accordo le “cause di forza maggiore”, ma che la coppia abbia voluto legarsi ulteriormente al territorio orobico, la dice lunga sul feeling pressoché istantaneo con l’ambiente. L’opposto tra l’altro si era presentato al Palasport stampando 39 punti con Civita Castellana e mettendo subito sul taraflex la verve del grande trascinatore, in costante empatia con il pubblico che lo ha eletto in un brevissimo lasso di tempo come beniamino. Ma l’esordio da cineteca si sarebbe rivelato soltanto un antipasto per un attaccante di razza che, contro Castellana Grotte, ha sfondato quota 600 confermandosi il miglior realizzatore della categoria, al secondo anno in Italia dopo la fortunata esperienza a Sora culminata con la promozione in Superlega. I passi da gigante però non li ha fatti soltanto per ciò che concerne l’aspetto tecnico, ma anche sfoderando in men che non si dica un’invidiabile padronanza della nostra lingua. Il tutto suggellato dal sorriso costante e da un’umiltà tipica dei grandi. Non solo sul campo, ma soprattutto in ogni sfumatura del quotidiano.

Quanto è cambiata la tua vita con Anna?
Clair ed io siamo ancora nella fase d’innamoramento assoluto della nostra “ragazzina”. E’ fantastico tornare a casa e potermi prendere cura di lei, anche se ad essere cambiati non sono tanto i ritmi quanto le responsabilità di essere padre.

Maschio o femmina, voi avete scelto l’effetto sorpresa…
Sì, non lo abbiamo voluto sapere in anticipo. In qualunque caso, credo proprio che la pallavolo farà parte della sua vita. Certo, con il maschio sarebbe stato forse più facile ma mi sto molto appassionando anche al movimento femminile.

La famiglia, un valore fondamentale per Hoogendoorn…
Il legame è molto forte. Che siano miei oppure di Clair, abbiamo la fortuna d’aver spesso vicino dei parenti che vengono a trovarci. I rispettivi genitori, sua nonna, mio fratello o i miei zii che erano in tribuna nella partita contro Siena. Anche perché Bergamo è un po’ come se fosse un’altra famiglia, mi sento a casa e sono orgoglioso di mostrare loro tutto questo.

Il rapporto con i genitori?
Mi hanno sempre sostenuto, fin da quando ho cominciato a giocare a pallavolo all’età di 9 anni. La mia squadra era il Vrevok (campione nazionale nella stagione 1999-2000 ndr) e la domenica ero a bordo campo come raccattapalle ammirando campioni del calibro di Peter Blangé.

Cresciuto ammirando Blangé, oggi il “tuo” palleggiatore è Igor Jovanovic…
Un giocatore importante con cui l’affiatamento è importantissimo. Ma non solo con me, anche perché la Caloni Agnelli non si regge soltanto sulla diagonale, ma anche su una linea di ricezione di grande valore e, prima di tutto, su un gruppo splendido.

La vera arma in più?
Guardo Siena e noto tante individualità fortissime ma slegate, poi ci siamo noi che al singolo rispondiamo con la forza della squadra. Il merito è di tutti, del lavoro del coach e della capacità della squadra di essere in palestra sempre con il sorriso, senza contrasti di nessun genere.

Il sorriso, la costante che vi chiede sempre coach Graziosi…
Ha ragione. Noi dobbiamo giocare sempre così, senza pressioni e senza obiettivi. Ci sono almeno 5-6 squadre attrezzate per la promozione, noi proviamo ad entrare nelle prime quattro per avere il vantaggio del fattore campo nei quarti di finale. Penso che possiamo giocarcela davvero con tutti, e lo abbiamo dimostrato anteponendo la qualità del gioco all’esperienza degli avversari.

E la nazionale è un obiettivo?
Con l’allenatore Gido Vermeulen sono stato sincero: voglio giocarmi le mie carte per scalare posizioni nella gerarchia degli opposti. Attualmente nel giro siamo cinque di cui due che giocano pochissimo nei rispettivi club, altri due giocano il campionato francese mentre io sto facendo bene qui a Bergamo e ho già detto che piuttosto che restare terzo, rinuncio alla convocazione. Ho accettato il ruolo per 4-5 anni, ora ho una bimba alla quale pensare dunque non ritengo sia il caso di sobbarcarmi viaggi – con relativo stress – per non essere impiegato o comunque non avere modo d’incidere sulla partita.

Intanto è arrivato il rinnovo del contratto con Bergamo…
Sono nel posto ideale per giocare a pallavolo e voglio togliermi altre enormi soddisfazioni con questa maglia.