After Hours, la SuperLega di notte
Mattia Boninfante, Ricci, Di Pinto, Cianciotta, Gaggini e Alletti ospiti della ventiseiesima puntata di After Hours
La qualificazione di Perugia e Piacenza alle Semifinali Play Off, l’allungo di Trento e Civitanova nelle serie con Cisterna e Milano, i rimpianti per le delusioni di Coppa (Trento e Civitanova) e per la retrocessione in Serie A2 Credem Banca (Taranto). E poi l’importanza della fiducia in una squadra, l’esempio di campioni come Simon, lo switch necessario per passare dall’obiettivo Play Off alla lotta salvezza. Storie e temi affrontati nella ventiseiesima puntata di After Hours – La SuperLega di notte, trasmessa in diretta domenica sera sulla pagina Facebook e sul canale YouTube di Lega Pallavolo Serie A, con Andrea Zorzi, Andrea Brogioni e i protagonisti della Serie A Credem Banca.
Ospiti della puntata numero ventisei Mattia Boninfante (Cucine Lube Civitanova), Fabio Ricci (Gas Sales Bluenergy Piacenza), Adriano Di Pinto (Itas Trentino), Nicola Cianciotta (Sir Susa Perugia), Marco Gaggini (Allianz Milano), Aimone Alletti (Gioiella Prisma Taranto).
Mattia Boninfante (Cucine Lube Civitanova)

DAL LUBLIN A MILANO – Non era facile, abbiamo avuto un bell’impegno mercoledì, eravamo obbligati a ribaltare il risultato che non ci aveva premiato all’andata, siamo andati vicini al golden set e avuto qualche match point al terzo set. Ma loro sono stati molto bravi nei momenti decisivi e hanno meritato di portarla a casa. Con Milano non era facile, è sempre una squadra difficile da affrontare ai Play Off e anche stasera lo ha dimostrato. Noi siamo stati bravi, malgrado qualche imperfezione in attacco rispetto ad altre volte: siamo riusciti a rimanere sul pezzo e l’abbiamo portata a casa.
LA FIDUCIA DELL’AMBIENTE – Dal primo giorno mi hanno fatto sentire a mio agio, la società, lo staff tecnico e i miei compagni di squadra. Questo mi ha aiutato durante la stagione, l’aspetto mentale nello sport è importante quanto e forse più dell’aspetto tecnico.
CONSULENZE INTERNE – Il primo è Orduna, se vede qualcosa da fuori che avevamo preparato ma cambia, me lo viene a dire. Medei mi aiuta ma anche Giannini, il secondo allenatore: domenica mi ha dato una mano sulle percentuali e come stavano andando tutti i miei compagni, perché magari le sensazioni che si hanno durante la partita possono venir trasmesse in un certo modo da me, ma è difficile capire come stanno andando gli altri. È importante per riuscire a gestire meglio la situazione.
LUBLIN, NON SOLO BATTUTA – Sicuramente la battuta dalla loro parte ha funzionato molto e ha dato una grande mano. Ma nel ritorno hanno fatto un gran lavoro in ricezione, noi abbiamo spinto in battuta e molte battute ad alta velocità sono riuscite a tenerle bene e lavorare bene con l’attacco. Sono state due partite molto equilibrate, si sono decise nei dettagli. Sono stati più bravi di noi nelle azioni decisive.
L’EFFICACIA IN BATTUTA – Ho sempre battuto in salto da quando iniziato a giocare, dall’Under 14 l’ho sempre portata avanti. Ho avuto difficoltà a Prata nei primi anni in A3 e A2, più che nella positività delle battute nella gestione degli errori. Ora sto migliorando sotto questo aspetto, provo ad allenarla spesso. Da palleggiatore durante la settimana la alleno meno degli altri, perché in esercizi di cambi palla sto dalla parte della ricezione, ma a fine allenamento la alleno sempre con attenzione.
GLI ANNI A PRATA COL PADRE – Era una bella macchina piena: io, mio padre Dante, Samuele Papi e Luca Porro. All’andata io e Luca dormivamo spesso, poi dopo gli allenamenti volevamo pensare ad altro, ascoltavamo anche le partite di calcio. Poi a casa mamma faceva domande e noi cercavamo di parlarne il meno possibile, dopo una giornata intera non era il caso di parlarne anche a casa.
Fabio Ricci (Gas Sales Bluenergy Piacenza)

IL TRIS SU VERONA – Oltre ogni aspettativa. Non ci avrei scommesso un euro che avremmo vinto tre gare così, anche se ero consapevole che potevamo passare il turno. Ce la godiamo, per un giorno o due.
DALL’ALLENAMENTO ALLA PARTITA – Finalmente riusciamo a riportare alla domenica tutto quello che facciamo in settimana: era un po’ il problema di prima e spero non si ripresenti. Ci stiamo allenando tanto e bene, poi si può fare meglio ma a fine settimana siamo tutti soddisfatti dell’allenamento e del lavoro. E finalmente riusciamo a riportare in campo le nostre idee di gioco.
IL CAMBIO DI MARCIA – Sicuramente penso che giochiamo meglio, non voglio dare la responsabilità ad Anastasi ma credo che abbiamo un gioco un po’ più fluido e sicuramente stiamo andando meglio in contrattacco.
TESTA BASSA E LAVORO – Sono fra le prime cose che ci ha detto Travica e così è andata, facendo combaciare quantità e qualità. Tutti ci siamo messi a testa bassa a lavorare per fare svoltare questo finale di stagione e non prendere l’ennesimo “calcio tra le gambe” contro Verona.
SPORT DI FIDUCIA – Travica dice sempre che l’azione già passata è storia, non ha senso recriminare e fasciarsi la testa. Avere di fianco qualcuno positivo ti dà modo di pensare alla prossima palla.
L’ESEMPIO DI SIMON – Simon è un animale da palestra, se uno non lo vive non se ne può rendere conto. Vivendolo, capisci perché da vent’anni è all’apice di questo sport. Cinquanta minuti prima dell’allenamento è lì a fare i suoi circuiti di prevenzione, dalla schiena alle ginocchia, finisce l’allenamento e fa terapia e massaggi, nel giorno libero va al palazzetto con il fisioterapista. È encomiabile. E tutti i giorni dà il 100% di quello che ha. Non c’è un giorno in cui si risparmia o tira i remi in barca. A fine allenamento, c’è da fare una serie di battute e lui si ferma sempre: un giorno fa le corte, un giorno le forti, un giorno la gara di velocità con Romanò, si mette a disposizione anche per le difese. È veramente un esempio per tutti, ho visto pochi giocatori con questa mentalità.
Adriano Di Pinto (Itas Trentino)
LA PARTITA PIU’ DIFFICILE – È stata una delle più difficili, quella su cui bisognava puntare per ripartite e non è mai facile. I ragazzi hanno fatto qualcosa in più anche a livello mentale, non solo nel gioco.
LA SVOLTA TECNICA PER IL 2-1 – È stata il fatto di rimettere a posto la ricezione su alcune situazioni. Nulla di nuovo ma nelle ultime partite ci si era complicata, pure conoscendo i giocatori e tutto, le posizioni da prendere in campo, però poi la palla ci arrivava addosso e non andava dove deve. Sono stati coraggiosi a mettere quel pizzico in più affinché quella palla andasse nel posto giusto. Finché è l’attacco, finché è la battuta, qualcuno prima o poi si sblocca, qualcuno comincia ad “andare”, il palleggiatore riesce a trovare gli spazi giusti. Ma nella ricezione sei lì ed è solo una compartecipazione perché la palla arriva direttamente dall’avversario.
TESTA PIÙ CHE TECNICA – Sbertoli fa riferimento al cambio di marcia che bisogna fare quando serve. Abbiamo incontrato, al Mondiale per Club e alla Final Four di Champions League ad Ankara, due squadre che sono molto più esperte della nostra. Malgrado non siano superiori tecnicamente rispetto a noi, quando serviva hanno fatto lo scatto. È un qualcosa che stiamo pian piano imparando. Sappiamo che la pallavolo è uno sport dove più sei esperto e più giochi tranquillo. È chiaro che fisicamente devi essere a posto. Sono d’accordo con Sbertoli, lo scatto dev’essere lì. Non è che la ricezione non lo sai fare, non è che l’attacco non sai metterlo a terra, non è che la battuta non va di là. Ma il percepito di tutto quello che stai vivendo deve essere canalizzato.
I RUMOR DI MERCATO – Io rimango altri due anni. Come ci si sente quando sai che il primo allenatore andrà via? Sto cercando di godermi il lavoro con Soli fino alla fine, abbiamo lavorato e stiamo lavorando bene con una grossa empatia personale e professionale. Non mi è capitato molto spesso, ma da secondo allenatore mi godo una parte che da primo non ti puoi godere, quella di vedere le cose in maniera più distaccata, più serena. La notte io dormo, Soli no, durante il giorno vedo le cose un po’ meglio. Soli l’ha impostata molto alla pari con me, è stato molto piacevole, mi poteva utilizzare come secondo, ma è stato un rapporto molto paritario.
TRASMETTERE FIDUCIA – Dare fiducia non vuol dire fare del buonismo. Anche dire “Quella palla la dovevi prendere” o “Questa la dovevamo mettere a terra” è uno stimolo, perché puoi farlo. Anche l’allenatore che puntualizza alcune cose è un segnale di fiducia, un segnale di sfiducia è quando uno abbassa le braccia e non ti dice niente. A volte si trasmette a pelle, non hai bisogno neanche di dirlo.
Nicola Cianciotta (Sir Susa Perugia)

IL QUARTO DI FINALE CON MODENA – Per quanto il risultato di 3-0 possa dare l’idea di una “passeggiata”, in realtà non lo è stata affatto. Modena è cresciuta durante l’anno a livello tecnico e caratteriale, nelle ultime partite alcuni set sono andati ai vantaggi e abbiamo anche rischiato di perderli. Sono state belle partite, una buonissima pallavolo.
SEMENIUK, PLOTNYTSKYI, ISHIKAWA – L’impatto all’inizio è stato “violento”, perché è un livello altissimo, parliamo dei migliori al mondo. Per quanto riguarda cosa ruberei a ognuno: a Semeniuk la ricezione, un tassello superiore a qualsiasi altro ricettore; a Plotnytskyi la battuta, per continuità e potenza; a Ishikawa l’attacco.
LA BATTUTA – È un fondamentale che alleniamo molto. C’è sempre una parte di allenamento dedicata a battuta e ricezione, dove si allena sia la battuta come fondamentale sia l’intesa tra attaccante e palleggiatore.
Marco Gaggini (Mint Vero Volley Monza)

LOTTARE PER LA SALVEZZA – È stata una montagna russa sin dall’inizio, giocavamo bene ma non arrivano risultati. Il punto in cui effettivamente abbiamo aperto gli occhi è stato quando, all’inizio del girone di ritorno, abbiamo giocato con Grottazzolina. Noi dovevamo vincere per staccarci un minimo dalla zona retrocessione ma non l’abbiamo approcciata nella maniera giusta ed è stata una partita da dimenticare. Abbiamo perso 3-0 in casa, loro sono arrivati col coltello fra i denti. Noi credevamo di poterla vincere tranquillamente, invece eravamo nella stessa situazione e non ce ne rendevamo conto.
LO SPOGLIATOIO DI MONZA – Al di là dei risultati, ogni anno a Monza si crea un gruppo che è come una famiglia. Fuori dal campo o in campo, è come conoscere tutti da sempre, anche con persone con le quali giochi da solo un anno. È successo con Takahashi, abbiamo giocato un anno e si parla ad esempio di andare in vacanza assieme. Poi Beretta è bravissimo come capitano.
E ADESSO? – Devo trovare anch’io qualcosa, non posso permettermi di stare fermo per tanto tempo. Il libero? Puoi farlo ovunque, ma la velocità della palla cambia.
PIACENZA-VERONA – Non mi aspettavo una superiorità così accentuata, specialmente quando si giocava e Verona, conoscendo il loro ambiente. I due set che hanno vinto li hanno vinti bene, mi aspettavo che rimanessero su quel trend lì, non che crollassero.
Aimone Alletti (Gioiella Prisma Taranto)

LA BEFFA CON TARANTO – Il sentimento predominante è il dispiacere. In primis, la SuperLega me l’ero guadagnata sul campo cinque anni fa e in questa società che era tornata nel mondo della pallavolo in un momento difficilissimo come l’anno del Covid. L’ho sentita molto mia questa avventura in Puglia, siamo cresciuti, la società ha fatto passi da gigante, alla fine è dispiaciuto tantissimo. Credo sempre che la classifica sia abbastanza veritiera, indubbiamente ci è mancato qualcosa che era nelle nostre corde ma ci è sfuggito. Il rammarico non è legato all’ultima partita nella quale abbiamo offerto una grande prestazione, arrivare al tie-break con Verona vuol dire che hai fatto un’ottima partita, ma per le tante occasioni perse durante l’anno.
FUTURO – In primis è un lavoro, uno deve fare ragionamenti su questo. Poi c’è la passione e tutto quello che c’è dietro. Come diceva Totti, quando si vociferava su un suo possibile ritorno in campo, il cuore avrebbe già deciso, vediamo se il cervello è d’accordo.
I TECNICI DEGLI ULTIMI CINQUE ANNI – È un ripercorrere il ricambio generazionale, partendo con Vincenzo Di Pinto, vecchia scuola, tanto lavoro sulla tecnica individuale, per passare a Mastrangelo e a Boninfante, allenatori di buona generazione, passando anche Travica con il ritorno alla tecnica individuale. I classici allenatori che entrano nel palazzetto e guardano quanti liberi ci sono per mettere la gente a fare bagher.
MOMENTI DECISIVI PER LA RETROCESSIONE – Più che qualche partita, direi qualche spezzone. Sono state poche le partite in cui “non abbiamo giocato”. Abbiamo sempre espresso mediamente una buona pallavolo, ma puntualmente nei momenti chiave, quando era il momento di chiudere la gara ci è sempre mancato quel cinismo, quella cattiveria, quel coraggio per portare a casa punti che alla fine fanno la differenza.
BONINFANTE E PIACENZA – La notizia della sua partenza? Non è successo niente e non è cambiato nulla, ma è arrivata a fine novembre e qua si torna sul discorso del mercato che spesso si affronta. Non fa bene. Abbiamo fatto dieci punti nel girone d’andata e quattro in quello di ritorno, non è quello il motivo, però le voci che girano non sono mai piacevoli.
PLAY OFF – Ho visto sabato la partita di Verona e per me quello che è successo esternamente ha condizionato la serie, anche le condizioni fisiche di Mozic sono state un fattore determinante. È anche vero che Piacenza ha avuto un altro passo rispetto a quello avuto in stagione. Perugia è una squadra che ha qualche blackout in più rispetto al passato, qualche passaggio a vuoto, come con Monza in Champions League, ma quando va è difficile da contenere.
FELICE PER TARANTO – Ho seguito le ultime vicende da lontano, sono estremamente contento della notizia che Taranto proseguirà il suo cammino in Serie A. Quando sono passato a salutare i presidenti, ho sperato e ci tenevo che non finisse tutto lì. Sono molto contento che l’entusiasmo che si è creato in quella piazza possa proseguire e sono convinto che l’anno prossimo sarà una bella cavalcata, con una bella atmosfera.
CINQUE ANNI SPLENDIDI – Per me sono stati cinque anni splendidi. Era la prima volta che giocavo al Sud, sono stato piacevolmente sorpreso dall’accoglienza, dal calore, dalla qualità della vita. Di Taranto si parla spesso di Ilva e di tutto quello che concerne l’aspetto ambientale. In realtà è una zona che si sta riqualificando tantissimo, è migliorata tanto dal punto di vista logistico e urbanistico. Abitavo fuori Taranto, a cento metri dal mare, e la qualità di poter fare una passeggiata al mare tutti i giorni è impagabile.
LA RINASCITA DI PIACENZA – Quando si parla di Piacenza, non si può essere sorpresi guardando il roster che scende in campo. Sono contento per l’ambiente perché, dopo anni al di sotto delle aspettative, era importante scrollarsi di dosso la tensione che si era accumulata.
GLI INSUCCESSI EUROPEI – Sono anni che l’Italia la fa da padrona in giro per l’Europa, può succedere che un anno sia meno glorioso rispetto ad altri. Civitanova ha fatto un’ottima cavalcata, è arrivata in Finale contro una signora squadra allenata da un italiano. Trento è uscita da campione in carica, ma questo è anche il bello dello sport.
ALLENAMENTO E PARTITE – Penso che ci siamo allenati bene e abbiamo giocato bene a tratti. Ci capitava di avere blackout durante la settimana ed erano gli stessi che poi capitavano in partita.
COS’È LA FIDUCIA – Probabilmente è quando chi hai accanto ti ricorda il tuo valore in campo, perché a volte la situazione, la palla sbagliata, l’errore del momento ti condiziona troppo. Se invece accanto c’è qualcuno in grado di farti sentire tranquillo, farti passare oltre l’errore, in una squadra è fondamentale. E questo cambia durante la settimana e passa anche dall’allenatore, è il primo che può trasmettere questo tipo di sentimento. È il gioco del bastone e della carota, ricordare ciò che di buono si può fare e non solo l’errore.