Il commissario tecnico della Nazionale italiana, Ferdinando De Giorgi, approda a Belluno: per presentare il suo libro. E per parlare di pallavolo a 360 gradi. Anche in chiave dolomitica.
Accolto dai vertici societari del Belluno Volley – il presidente Sandro Da Rold con i vice Andrea Gallina e Stefano Da Rold – il ct degli azzurri ha parlato alla squadra di Gian Luca Colussi, protagonista del campionato di Serie A3 Credem Banca. E riavvolto il nastro dei ricordi: «In questo territorio ho giocato, quando ero il palleggiatore di Ugento, squadra salentina. E ci sono tornato pure da allenatore, nel 2011: guidavo la formazione umbra di San Giustino contro l’allora Sisley».
De Giorgi segue con interesse la Serie A3: «Anche perché diversi ragazzi delle nostre Nazionali militano proprio in questo campionato. Io, poi, ho non ho mai avuto problemi a schierare due opposti che giocavano in A2. Se le qualità ci sono, vanno garantite le adeguate opportunità». Il nome di Belluno non è legato solo al passato di “Fefè”: «Qui c’è grande tradizione e, in più, la società si sta strutturando per portare avanti una programmazione seria. È bello che in piazze di questo tipo si riaccenda la passione. Un club che investe e cresce è importante per l’intero movimento. Il nostro sport, inoltre, si è espresso in maniera particolare in provincia: basta poco per ravvivare il fuoco sacro».
Al Centro Giovanni XXIII, il commissario tecnico è stato invitato dal Belluno Volley per svelare “Egoisti di squadra” (Mondadori): «Scrivere non era una mia ambizione, ma è arrivata una spinta forte dall’editore. L’interesse era legato, in particolare, alla parte metodologica, alla struttura interna di una squadra, vista in chiave pallavolistica, ma anche nella vita di ogni giorno. Mi ha fatto piacere perché è stato un modo di condividere il mio percorso e i concetti di lavoro che porto avanti. In più, è un libro aperto alla crescita personale: a tale proposito, nel mio staff c’è sempre la figura del pedagogista». Infine, un consiglio ai più giovani: «Avvicinatevi alla pallavolo. Il fatto che non ci sia il contatto fisico sviluppa capacità ancor più sofisticate, di autocontrollo e, in generale, di controllo di tutto ciò che riguarda la prestazione. Nel volley, la reciprocità e la relazione sono spinte al massimo».