Davide contro Golia. Mai come in questo caso il mito biblico ben si presta a descrivere la sfida titanica a cui è chiamata la Delta Group Rico Carni. L’ultimo ostacolo tra i ragazzi di Massimo Zambonin e la Del Monte Coppa Italia di Serie A2/A3 si chiama Agnelli Tipiesse Bergamo, ed è un gigante che mette davvero paura.
Ma giovedì al Pala Pozzoni di Cisano Bergamasco (fischio d’inizio della finalissima alle ore 20.30, diretta RaiSport a partire dalle ore 20.20) non ci sarà spazio per il timore. Servono coraggio, sfacciataggine e tanto mestiere per provare l’impossibile. Anche perché, come ha detto capitan Juan Cuda pochi giorni fa, chi ha tutto da perdere è Bergamo, non certo Porto Viro.
Per la Delta Group Rico Carni la cavalcata in coppa è stata tutta una bella avventura, un sogno vissuto con leggerezza, quasi incoscienza. E forse è stata proprio questa la forza del team polesano. Sarebbe straordinario adesso coronare questo cammino portando a casa il titolo tricolore, ma bisogna fare i conti con la realtà: Bergamo parte favorita, lo dicono i numeri, lo dice la storia, lo dice il suo tasso tecnico e fisico, nettamente superiore.
La formazione guidata da Gianluca Graziosi sta dominando in lungo e in largo l’A2, tanto da aver accumulato qualcosa come 16 punti di vantaggio sulla seconda in graduatoria: più che un divario, un abisso. Cargioli e compagni hanno vinto 13 volte (su 19) per 3-0, in 16 occasioni hanno fatto bottino pieno e fino a tre settimane fa (sconfitta per 3-1 nel derby con Brescia, a cui è seguito un altro ko, stavolta casalingo, per 2-3 contro Siena) non avevano mai perso una gara, mettendo insieme 16 successi consecutivi dall’inizio della stagione.
Ma il dato più impressionante non riguarda tanto questo campionato, bensì lo “storico” delle recenti partecipazioni alla Coppa Italia. Bergamo ha vinto il trofeo l’anno scorso ed è stata finalista delle ultime quattro edizioni, inclusa quella che stiamo vivendo, in cui ha spazzato via Galatina nei quarti (3-0) e Cuneo in semifinale (3-1). Insomma, il club orobico ha l’abitudine a giocare certe partite, a respirare certe emozioni, a sentire certe scariche di adrenalina.
Per la verità, comunque, c’è un aspetto importante in cui “Davide” Porto Viro regge il confronto con “Golia” Bergamo: l’esperienza. Non è solo una questione di carta d’identità (la Delta Group Rico Carni ha un’età media più alta di quella lombarda), ma anche di palcoscenici calcati dagli atleti nerofucsia, specie quando si parla di coppa. Per esempio, Matteo Sperandio ha già giocato una finale di Coppa Italia di A2, nel 2016 quando vestiva la maglia di Sora. Juan Cuda e Alessandro Dordei invece hanno vinto la coccarda tricolore in B1 a Reggio Emilia nel 2014. e, insieme ad Egon Lamprecht, hanno disputato le due Final Four di Coppa Italia di Serie B organizzate a Porto Viro nel 2018 e nel 2019. Edizione, quest’ultima, a cui hanno partecipato anche coach Massimo Zambonin e Tommaso Bernardi.
Ricordi più o meno lontani, annotazioni nel curriculum. Un piccolo appiglio, per carità, però da qualche parte bisogna pur aggrapparsi per tentare la scalata. Perché Davide resta Davide e Golia resta Golia, ma Porto Viro vuole credere di poter realizzare l’impossibile.