Secondo appuntamento con #campionidacasa, il format che permette di conoscere da vicino i campioni e lo staff della Cucine Lube Civitanova durante il periodo di emergenza coronavirus. Ospite del giorno il capitano Osmany Juantorena, che durante la diretta ha potuto mostrare la bacheca ricca di trofei per la gioia di tutti gli appassionati. Continuate a seguire il profilo Instagram @asvolleylube per vivere insieme i prossimi appuntamenti. Domani (giovedì) alle 18 ci sarà Simone Anzani, venerdì Enrico Diamantini
Salutando tutti i seguaci collegati in diretta, il capitano Osmany dice: “Ci dobbiamo adeguare in questo periodo, è molto difficile. Le giornate sembrano durare 48h ma è importante restare a casa. Io guardo film, serie tv, mi alleno, leggo giornali, pulisco e cucino”.
L’ultima partita con Trento ti aveva lasciato l’amaro in bocca per l’assenza del pubblico
“Sì, sicuramente è stata una bruttissima esperienza, non mi era mai capitato. È stato brutto senza i nostri tifosi che sono sempre protagonisti, era difficile anche per Trento. Mi auguro di non riviverla più. L’abbiamo vinta, ci abbiamo messo il cuore”.
Come sta andando il lavoro a distanza col preparatore atletico Max Merazzi?
“È stata una grande iniziativa di Max che vuole sempre lavorare bene. È una cosa nuova per tutti, ho finito poco fa. Serve per tenerci in forma, lavoriamo da casa e ci divertiamo a distanza”.
Olimpiadi rimandate al 2021, ci sarai?
“Me lo auguro, condivido la scelta del CIO. La cosa più importante è la salute di tutti: giocatori, tifosi e familiari. Credevo slittasse di pochi mesi, non di un anno. Ci adegueremo, aspetteremo un anno, l’attesa sarà bellissima”.
Con quale compagno ti trovi meglio, chi è il più pazzo?
“Sono legato a tutti, sicuramente più ai sudamericani. Ma in generale sono uno che fa gruppo, mi trovo bene con tutti non voglio dire un nome a caso. Andrea Marchisio è il più pazzo” (ride).
Qual è il giocatore più forte con cui hai mai giocato contro?
“Ci sono tanti fenomeni, ma per ora il più forte nel mio ruolo è Leon. Fenomenale, molto fisico, fa sempre la differenza. Ce ne sono altri ma lui è il numero 1”.
Come vivere la vita da campione con tutti i fari puntati addosso?
Vivo molto tranquillamente: fuori dal palazzetto sono un ragazzo normale, tranquillo, umile, vado a cena e parlo con tutti. Faccio una vita molto tranquillo, credo di essere apprezzato per questo.
Il periodo più buio della tua vita e come ne sei uscito?
“Eh ho avuto parecchi periodi, credo il più difficile a Cuba quando mi hanno squalificato. Non ho potuto giocare per 2 anni, volevo smettere. Grazie alla mia famiglia ho continuato, soprattutto mia madre che mi ha incoraggiato ad aspettare per ricominciare”.
La gioia più grande del 2020?
“La Coppa Italia, non c’è stata altra gioia finora. Speriamo di tornare al più presto alla normalità”.
Futuro da allenatore?
“No, non mi ci vedo in quel ruolo. Una volta finito non voglio continuare né come allenatore né come dirigente”.
Quali differenze trovi tra Bruno con cui giochi nel Club e Giannelli in Nazionale?
“Sono due palleggiatori con caratteristiche diverse. Simo è più giovane, diventerà il più forte al mondo. Bruno ha fatto tantissimo, è già formato, ha un carattere tosto, ha vinto tutto. Sono diversi, Giannelli sta già facendo vedere cose incredibili nonostante la giovane età”.
Dove hai iniziato la carriera e come mai il numero 5?
“A Cuba, in un club del mio paese poi quasi subito in nazionale. Mi ricordo in nazionale volevo il 17 ma l’unico libero era il 5. Non avevo scelta, da lì mi ha accompagnato fino ad oggi. Forse il numero ha scelto me quindi lo porto sempre con me”.
Qual è stato il tuo primo ruolo?
“Il palleggiatore, ho iniziato così. Tuttora mi viene l’istinto, poi la riuscita dell’alzata si può discutere” (ride).
Ti piace vivere a Civitanova?
“Si è una città piccola, da quando sono arrivato è cambiata tantissimo. C’è di tutto e mi trovo molto bene con la famiglia. Non mi manca niente”.
Quale colore della maglia Lube ti piace di più?
“Quella rossa nuova di quest’anno”.
Ti senti realizzato nella vita o ti manca ancora qualcosa?
“Nella vita sono realizzato, ho una moglie fantastica e due bimbe bellissime. Anche nello sport ma voglio continuare a vincere perché è molto bello. Voglio godermi gli ultimi anni come fossero i primi. Quando smetterò sarà molto difficile ma tutto quello che inizia finisce. Se ho la possibilità di vincere ancora vorrò farlo perché quando si parlerà di Civitanova, Trento ed Ankara ci sarà scritto il mio nome”.
Un rimpianto della tua carriera?
“È una domanda complicata. Posso dire che ho aspettato forse troppo per giocare in azzurro. Mi cercavano da tempo ma avevo ancora la speranza di poter giocare a Cuba. Mi sono trovato così bene che il rimpianto più grande è stato non iniziare prima, oggi sono un po’ pentito ma avevo delle ragioni”.
Come vedi oggi la nazionale cubana?
“Col rientro di Simon hanno più possibilità. Sono giovani, sono veramente bravi. Devono organizzarsi sul gioco”.
Quale canzone ti piace di più tra quelle cantate dai tifosi biancorossi Predators?
“La mia che fa: cercavo un fuori classe e ho trovato un re, batte talmente forte che butta giù le porte, ha il 5 sulla schiena, Osmany Juantorena”.
Che sensazione hai provato quando hai fatto l’ultimo punto contro la Serbia nella qualificazione olimpica a Bari?
“È stato veramente bello. Sono tornato dopo un piccolo stop in nazionale. Non è stato facile, avevamo perso 3 a 0 con loro al mondiale. Senza quella vittoria sarebbe diventata complicata la faccenda, ero davvero felice”.
Perché metti le mani dietro la schiena quando parli con gli arbitri?
“È un gesto di rispetto nei loro confronti, per evitare che si offendano. È meglio evitare scontri e squalifiche”.
Quanto conta il supporto dei tifosi per te?
“Tantissimo, giocare a porte chiuse contro Trento è stato bruttissimo. Senza tifosi giocare non ha lo stesso senso”.
Hai imparato a cucinare in questi giorni di quarantena?
“Non ho imparato in questi giorni, già da quando stavo a Cuba cucinavo. Faccio di tutto, pasta, carne, riso, cibi italiani, cubani. Sono molto preparato. La mia forte preferenza è la banana fritta”.
Pensi di esser un buon capitano o preferivi non esserlo?
“Questa domanda dovrebbero farla ai miei compagni ma questo gruppo sinceramente non ha bisogno di un capitano. Siamo grandi professionisti, ognuno sa cosa deve fare. Sono un capitano “burocratico”, in campo siamo tutti capitano, abbiamo tutti fame di vittorie e lottiamo per lo stesso obiettivo”.
Ringraziando le migliaia di persone collegate ricorda: “Restate a casa che ne usciremo tutti insieme!”