MILANO – Intervista su Tuttosport per Matteo Piano, centrale di Asti alla sua quarta stagione con la maglia dell’Allianz Powervolley Milano. Queste le risposte del capitano di Milano alle domande di Diego De Ponti. «Mi sto godendo il presente, mi sto godendo i miei compagni in ritiro. Avverto una bella energia dentro di me, ho molta voglia di stare in campo a lavorare. Mi sento il prodotto di tutto quello che mi è capitato e che ho addosso: un uomo di 29 anni che porta con sé un baule pieno delle sue esperienze, sofferenze.E sono cento chili da portare ma lo voglio fare perché non mi pesa. Se fosse un fardello anche solo dieci chili sarebbero troppi».
Si aspettava che la sua ripartenza corrispondesse a quella della sua squadra e di tutta la pallavolo?
«Non mi sarei mai immaginato che sarebbe stato così. A me ha fatto molto male non poter rientrare in squadra durante la scorsa stagione. Avevo lavorato tanto per poterci riuscire e poi tutto si è fermato. È stato difficile vivere la quarantena, lavorare da solo. Impegnarsi senza avere un obiettivo a cui puntare rendeva tutto più arduo. Ma ora guardo avanti. Come Milano».
La squadra con che spirito sta vivendo questa fase?
«Io e Milano siamo sulla stessa lunghezza d’onda. Siamo una squadra giovane e quello che ho visto in questi pochi giorni mi piace. Colgo l’ambizione nel singolo che diventa ambizione di squadra. La nostra forza sarà quella di essere concentrati su di noi, come penso faranno le altre squadra. Saremo tutti dei “resistenti’; perché ancora non sappiamo come si evolverà il mondo del volley. Ognuno sarà pero chiamato a fare il massimo, per far sì che ci sia una bella Superlega seguita da molte persone».
A cosa può puntare Milano?
«Credo che la nostra società debba essere ambiziosa e puntare ad essere, con il tempo e con il suo percorso, un punto di riferimento sportivo per la città di Milano, che è una città di eccellenza. Abbiamo un bellissimo compito ed una grande opportunità, tutti noi che indossiamo questa maglia e tutti coloro che lavorano per questa società. Milano è grande e bisogna lavorare per essere grandi».
Nel suo baule c’è anche posto per l’azzurro?
«Certo che c’è un posto. Il rinvio delle Olimpiadi, è inutile nasconderlo, mi ha reso contento. Mi ha dato la possibilità di aver un anno pieno, con i tempi giusti, a disposizione per lavorare a questo obiettivo. Se non ci fosse stato rinvio avrei dovuto rincorrere e sarebbe stata una rincorsa affannosa. Sono felice dell’opportunità che mi è stata data».
Quindi si vede in azzurro alle Olimpiadi?
«Ci credo e mi vedo come un atleta trentenne che va alle Olimpiadi per vivere questa grande esperienza: Tokyo è un bel fuoco, pulito, che io alimento».