Quando si passa dal volley giovanile alla Serie A, saper capitalizzare il proprio minutaggio diventa essenziale. Il promettente alzatore toscano Azaria Gonzi ha tradotto in fatti questo concetto sfruttando le chance fornite dal tecnico Gianni Rosichini. Nell’arco della stagione, il secondo palleggiatore della GoldenPlast Civitanova ha contribuito a invertire l’inerzia dei set e a riprendere il filo del gioco anche in match delicati. Già campione d’Italia Under 20 nel 2019 grazie alla vittoria della Junior League con la maglia della Lube Volley, il giovane regista se la cava bene anche nelle interviste.
I compagni ti hanno mai dato un soprannome? “A ottobre Paolo Cappio ha iniziato a chiamarmi Pino, ispirandosi al protagonista di una canzone. Non ho fatto i salti di gioia…”
Se non avessi praticato la pallavolo… “…di sicuro avrei continuato a cimentarmi nel nuoto e nella danza”.
Nel tuo bagaglio di esperienza, quanto ti hanno dato gli allenamenti con i campioni del Mondo della Cucine Lube Civitanova? “Le sedute tecniche e tattiche con i campioni iridati sono state illuminanti. Ho tratto grandi benefici dalle dritte di Fefè De Giorgi e il suo staff. Inoltre, ho avuto la fortuna di poter lavorare tutti i giorni con un ottimo staff tecnico anche in Serie A3”.
Il più grande sogno di un alzatore qual è? “Ogni palleggiatore aspira a vincere il premio individuale nel proprio ruolo al termine del Campionato”.
Il beach volley è una valvola di sfogo o una disciplina per migliorarsi? “Non ho un feeling collaudato con la sabbia, preferisco di gran lunga giocare in palestra”.
Da 1 a 10, quanto è cresciuta quest’anno la squadra e perché? “Do un bel 7 alla crescita del team. Se avessimo concluso il torneo, il livello e il voto sarebbero saliti ulteriormente. Abbiamo fatto gruppo legando molto tra di noi, complice anche l’età media giovanissima. L’intesa fa la differenza”.
Completa la frase. Una partita senza tifosi è come… “…un gelato senza panna. I supporter sono fondamentali perché rendono speciale ogni sfida”.
Quale match in biancazzurro è entrato nel tuo cuore? “La vittoria in casa contro Porto Viro. Abbiamo centrato una grande impresa”.
Quale partita dell’ultima stagione vorresti cancellare all’istante? “Una gara da dimenticare è la battuta d’arresto a Brugherio, non eravamo lucidi”.
Dalle giovanili a oggi c’è un rivale o un club che consideri la tua “bestia nera”? “A livello giovanile Milano e Castellana Grotte mi hanno dato delle delusioni. In A3 la squadra più tosta si è rivelata Porto Viro”.
Il consiglio più utile, da quando giochi, chi te lo ha dato? “Cerco di fare tesoro di tutti i consigli. Arnaldo Bastreghi, il mio primo allenatore, fu anche il primo a dirmi che gli alzatori devono sempre farsi rispettare da tutti in campo. Una massima poi ripetuta da altri tecnici negli anni successivi”.
Ci sono aspetti da perfezionare nel tuo modo di stare in campo? “Restando in tema, vorrei riuscire a farmi rispettare in ogni match perché in regia c’è una squadra da comandare. A volte, forse, dovrei impormi di più”.
Scegli un’arma di seduzione: la fisicità dello sportivo, il lato intellettuale dello studente, il fascino del musicista o la verve toscana? “La verve toscana non a tutti piace e io non amo le prese in giro sulla pronuncia, sono inflazionate. Mi giocherei più la carta del fisico da sportivo”.
Il giocatore ideale come spalla per una serata in discoteca? “Per le feste in disco non posso che arruolare Francesco D’Amico e Piervito Disabato”.
Tra i compagni c’è il “Gastone” di turno? “La Dea Bendata bacia spesso Gabriele Sanfilippo, soprattutto in occasione di ace rocamboleschi”.
L’atleta biancazzurro che è riuscito a sorprenderti? “Devo citare di nuovo Gabriele Sanfilippo perché durante la stagione è diventato sempre più forte”.
Il compagno più agonista in allenamento? “Tutti ci diamo dentro in palestra, ma Pier Paolo Partenio dà il 110% anche nelle partitelle perché è molto competitivo e ha una fame insaziabile di vittoria”.
Se potessi cambiare ruolo dall’oggi al domani, che porzione di campo vorresti occupare? “Mi piacerebbe giocare da schiacciatore, ma non sono molto ferrato nelle ricezioni. In fin dei conti mi tengo stretto il mio ruolo”.
(In foto il palleggiatore Azaria Gonzi – Scatto di Francesca Mecozzi)
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