Simon Van De Voorde è un ragazzone di 29 anni alto due metri e otto centimetri, nato in Belgio a Lovanio. Una città di quasi 100mila abitanti, una località antica e storica nel centro del Belgio, sede di una università fondata nel quindicesimo secolo, quindi poco meno di duecento anni dopo rispetto all’Università di Siena ma tuttavia la prima di tutti i Paesi Bassi. E’ anche il luogo della popolare birreria Artois, dove dal 1926 viene prodotta la famosa Stella Artois. Lovanio ha subìto grandissimi danneggiamenti nelle due guerre mondiali, la locale biblioteca venne completamente distrutta nel primo conflitto mondiale e fu successivamente ricostruita grazie a donazioni statunitensi e alle riparazioni di guerra tedesche. In tempi più recenti questa città belga è stata più volte citata perché è stata il luogo di una tristissima vicenda che ha commosso milioni di appassionati di sport e non solo in tutto il mondo. Nel suo ospedale fu ricoverato nel maggio 1982 il ferrarista Gilles Villeneuve a seguito del terribile incidente avvenuto durante le prove per il Gran Premio di Formula Uno del Belgio. Purtroppo per l’amatissimo pilota canadese non ci fu niente da fare, il 32enne tanto caro anche ad Enzo Ferrari incontrò la morte proprio nell’ospedale di questa città belga dove in quel momento arrivarono troupe giornalistiche e amanti dei motori da tutto il mondo.
Quando accadde tutto questo Simon Van De Voorde non era neppure nato. Nacque sette anni dopo, nel 1989, proprio a Lovanio. Lì si è formato, lì ha iniziato a conoscere e ad amare la pallavolo prima di spostarsi per il mondo per seguire ed approfondire la sua passione. “Sia mio padre che mia madre giocavano a pallavolo – racconta lui – e quindi per me è stato molto semplice avvicinarmi a questo sport. Da bambino ho praticato tante discipline: il judo, lo sci, lo snowboard, e proprio sulla tavola una volta mi ruppi un braccio quando avevo 13 anni. Il calcio invece non mi è mai piaciuto nonostante che in Belgio ci siano tante squadre e molti campioni. La pallavolo invece l’ho amata subito. Poi sin da piccolo ero più alto rispetto ai miei coetanei, a quindici anni ero già alto 2 metri, quindi devo dire che mi riusciva anche piuttosto bene…”.
Le sue prime squadre furono il WVKB Sint-Joris-Weert, poi l’Averbode con cui ha debuttato nella serie A belga e infine il Noliko Maaseik dove è rimasto per quattro stagioni vincendo per due volte il campionato, e anche due Coppe del Belgio, due Supercoppe e arrivando alla finale della Coppa Cev nel 2010.
Sono gli anni nei quali Van De Voorde si impone anche nella Nazionale belga. Già con le giovanili della rappresentativa del suo Paese aveva centrato la medaglia di bronzo agli Europei Under 19, ma dal 2009 in avanti inizia a giocare per la Nazionale maggiore, vincendo nel 2013 la medaglia d’oro alla European League.
Nel 2013 Simon fa la sua prima esperienza in un campionato straniero. Va in Polonia e milita nel Jastrzebski Wegiel. Che è poi il preludio al trasferimento in Italia dato che nella stagione 2014-2015 passa alla Top Volley Latina. L’anno seguente va a Trento, dove rimane per due stagioni prima del trasferimento in Iran al Paykan. Nel 2018 torna in Polonia, va a giocare a Stettino nello Stocznia Szczecin. Ed ecco che a dicembre Simon Van De Voorde è infine tornato in Italia, venendo ad indossare la casacca della Emma Villas Siena.
“L’Italia mi piace per tanti motivi – commenta il centrale belga –. Qui si gioca una pallavolo di altissimo livello, ad un professionista non può non piacere partecipare al campionato di Superlega. Ricordo che la prima volta che venni in Italia non parlavo la vostra lingua, non fu semplice inserirsi. Ma superato questo primo scoglio tutto è più semplice, e vivere qui è veramente meraviglioso. E’ facile dire che il cibo, il vino, l’arte e il clima italiani hanno pochi paragoni possibili nel resto del mondo. A Siena poi mi trovo benissimo. Si vedono storia e cultura in questa città, che mi è piaciuta immediatamente. Dispiace per la situazione del team, in questo campionato abbiamo perso molti tie break. La squadra è comunque forte, dovremo dare tutti il 100% e vedere poi dove riusciremo ad arrivare. Io sono qui per aiutare il team, il mio compito è quello di dare un contributo e continuerò a dare il massimo per questa maglia”.