Primo clinic organizzato da CSI Milano e Powervolley con il tecnico che si è raccontato a 360°
MILANO – Si è tenuto ieri sera il primo clinic per allenatori di pallavolo organizzato dal Centro Sportivo Italiano – Comitato di Milano in collaborazione con Powervolley Milano con la presenza, come relatore, di coach Andrea Giani. Di fronte ad una platea con più di 100 iscritti nell’auditorium dell’oratorio US Gorla di Milano, il tecnico della Revivre Axopower ha dispensato consigli ai presenti rispondendo alle domande di Massimo Achini, presidente del CSI Milano, e alle curiosità degli iscritti.
Un Giani a 360° che, con il suo solito aplomb, ha raccontato la sua esperienza come allenatore di pallavolo ai massimi livelli, toccando gli inizi della sua “nuova” carriera, fino ad arrivare al presente che si chiama Powervolley Milano. «Non dobbiamo mai dimenticarci che lo sport è educazione, a qualsiasi livello – ha esordito il Giangio –. Al mio gruppo di lavoro consegno sempre due parole chiave: condivisione e comunicazione. È fondamentale avere in comune la condivisione di obiettivi, che siano in termini tecnici o in termini di risultati, ma soprattutto tutti devono lavorare per quel traguardo. Tutti devono sentirsi parte integrante del progetto e nessuno può e deve essere escluso». Un paradigma che vale nello sport di alto livello, ma anche nello sport di base, dove la passione di tanti volontari del CSI, in questo caso amanti del volley, permette a tantissimi ragazzi e ragazze di praticare questa disciplina, in cui fondamentale è il senso di appartenenza al gruppo ed il rispetto del proprio compagno. «La cosa determinante è il rispetto del proprio compagno – ha proseguito Giani – : solo così si potrà sempre avere la sua massima fiducia. Non è detto che bisogna andare d’accordo anche fuori dal campo, un atleta può essere più o meno simpatica, ma il nostro è un gioco in cui ognuno ha bisogno del compagno perché non ho può toccare più di una volta il pallone. Senza rispetto non c’è fiducia». Consigli dispensati dall’alto della sua esperienza, in primis come giocatore e poi come allenatore, non solo di una squadra italiana di Superlega ma anche come ct della nazionale tedesca, in cui lo stesso Giani ammette quale sia stato lo switch determinante per iniziare questo nuovo percorso: «La prima cosa che devi fare, quando vuoi fare l’allenatore, è smettere di pensare da giocatore. Quando ero giovane, sono sempre stato un tipo molto curioso e parlavo e chiedevo molte cose ai miei allenatori: oggi mi piace molto parlare con i giocatori ed apprezzo gli atleti che mi fanno domande e vogliono approfondire. Io sono certo che ogni allenatore colpisce nel segno se riesce ad incuriosire i propri ragazzi».
Curiosità, rispetto, condivisione, fiducia, comunicazione: tutte parole chiave per raggiungere il successo. Un percorso arduo e difficile che si scontra anche con i momenti di difficoltà come le sconfitte: «La sconfitta si lega al sacrificio. Se la vivi in maniera positiva, puoi avviare un percorso di miglioramento, perché diventa un’occasione ed un’opportunità. Le sconfitte aiutano a crescere, è vero, soprattutto se come allenatori permettiamo al giocatore e alla squadra di fare un passo in avanti. Non sempre si riesce, perché non abbiamo sempre la soluzione a tutto». Un clinic molto partecipato e interattivo, frutto del nuovo percorso che Powervolley vuole avviare sul territorio di Milano con il CSI e che porterà prossimamente a nuove iniziative condivise per mettere al centro la crescita umana e sportiva degli atleti, con il tecnico degli ambrosiani a rispondere agli ultimi quesiti. «Sono cresciuto in oratorio – ricorda Giani -: per me è stata come una seconda famiglia. Mi ricordo che mia madre mi chiamava da lontano e gridava: “Andrea è pronto”. Voleva dire che era arrivato il momento di smettere di giocare e tornare a casa perché bisogna mangiare, altrimenti sarei rimasto lì tutto il giorno». Chiusura dedicata alla nuova esperienza della Powervolley, finalmente arrivata a Milano nella Powervolley Academy al Lido in Piazzale Lotto in attesa dell’Allianz Cloud: «A Busto siamo stati benissimo, ma essere a Milano è diverso. La gente ha voglia di pallavolo e si percepisce. Dopo la partita del Forum abbiamo avuto testimonianze di grande affetto: noi abbiamo bisogno del contatto umano e posso dire che ora c’è un modo diverso delle persone di interagire con tutto il mondo Powervolley».