Milano ritrova il suo capitano dopo 160 giorni dall’operazione al tendine d’Achille.
MILANO – 224 e 160: ma anche 11, 4 e 2. Numeri, apparentemente senza significato, ma con un unico filo conduttore: Matteo Piano. 224, come i giorni dall’ultima partita giocata dal centrale di Asti nella scorsa stagione con la maglia di Milano nei Playoff scudetto contro Modena. Era l’11 marzo e l’allora Revivre Milano, nel tempio del volley modenese, si arrendeva solo al tie break ai canarini. Da lì l’inizio del calvario, che ha portato Piano a restare fermo ai box per il problema al tendine d’Achille, fino al 14 maggio 2018, giorno dell’operazione. 160, come i giorni trascorsi dall’operazione del capitano. Più di 5 mesi per soffrire, ripartire, recuperare e sudare. Fino al rientro in campo, datato 21 ottobre 2018. È il secondo set di Milano – Padova e, dopo aver perso il primo set 19-25, Andrea Giani capisce che è arrivato il momento di giocare la carta del posto 3 astigiano. E lì cambia la partita: 11, come il numero di maglia di Piano, ma come anche i punti totali a referto, con 4 muri e 2 ace.
VIDEO
Oggi l’infortunio sembra essere solo un lontano ricordo, ma chi conosce Matteo Piano – e basta guardarlo negli occhi – capisce che cosa veramente ha provato nel suo percorso di riabilitazione. Un recupero in cui il capitano ha dovuto ovviamente rinunciare alla nazionale nell’anno in cui i mondiali si sono disputati in Italia. Sofferenza certamente fisica ma anche morale per un ragazzone di 207 centimetri, capace però di annullare qualsiasi distanza, anche d’altezza, con chi ha accanto. E tutto questo traspare dall’emozione nelle sue parole dopo la vittoria della squadra di cui è orgogliosamente capitano: «Sono veramente contento per la vittoria. Abbiamo rincorso questo risultato con tutte le nostre forze, lottando punto a punto dopo una settimana impegnativa. So che sono rientrato in campo in anticipo rispetto ai miei tempi di recupero, e sono soprattutto felice che mi abbia premiato questa filosofia, ovvero il valutare le mie condizione giorno per giorno. Durante il match ridevo spesso perché dopo un set e mezzo ero morto fisicamente. Ma ero bello e non potevo fare cosa migliore che continuare a giocare».
Il rientro in campo di Piano ha un grande significato per Milano, non solo per l’aspetto tecnico ma anche per quello che il numero 11 sa trasmettere ai suoi compagni. E lo si evince anche dalle sue parole, che rispecchiano ciò che la Revivre Axopower vuole essere in questa stagione. Prima di tutto squadra, dentro e fuori dal campo, per potersi togliere, step by step, numerose soddisfazioni: «Per il nostro gruppo, per quello che siamo, la vittoria su Padova non poteva che farci bene. Abbiamo una grande base su cui lavorare: ho dei compagni fantastici che sono ottimi giocatori. Tuttavia questo non va di pari passo con il vincere con tutte le partite. Sarà scontato dire che vincere aiuta a vincere: dopo Ravenna, il match casalingo con Padova ci serviva per assaporare il gusto della vittoria. In quella partita era importante che ci appoggiassimo l’uno l’altro ed è quello che ci serve per diventare sempre più squadra».
Milano, dunque, continua a lavorare su questa direttrice. Con un Piano in più, per confermare e migliorare i numeri. Numeri cui si aggiungerà il 28, come gli anni che domani festeggerà il capitano che, con il suo rientro in campo, non poteva farsi regalo migliore.