Queste le parole rilasciate al quotidiano L’Arena da Flavio di Giorgio, preparatore atletico BluVolley che segue anche Filippo Tortu, il velocista ad un passo dall’eguagliare il record di Pietro Mennea.
A soli 3” dai 10,01” dell’atleta di Barletta ottenuti a Città del Messico nel 1979. Tortu al Golden Gala di Roma li ha corsi in 10”04. Al meeting di Savona, qualche giorno prima, in 10”03 (vento +0,7). DI Giorgio racconta come lavora col promettente atleta e come gestisce il suo tempo.
Come è nata la collaborazione?
Mi presentai proponendomi come preparatore fisico, chiedendo se avessero bisogno di una mano. Mi dissero di sì e iniziai a collaborare con loro in prova. Andò bene e sono ancora lì. Sono stato fortunato, devo ringraziare Salvino, il papà, che mi ha dato questa grande opportunità, perché con atleti di questo calibro di solito non hai chance se non sei già affermato. C’era una grande motivazione. Quando c’è un ragazzo italiano di 18 anni che arriva secondo ai campionati del mondo under 20, unico bianco in finale, capisci che sei di fronte a un atleta di grande caratura e con tanta potenzialità. Una cosa molto rara.
Che lavoro svolgi con Tortu?
Lavoriamo esclusivamente in palestra, il mio compito è renderlo fisicamente perfetto per sostenere gli allenamenti in pista. Facciamo lavori di forza, di esplosività, di potenza. L’anno scorso abbiamo fatto un gran lavoro: dopo i mondiali si fermò per 4 mesi per una problematica alla gamba sinistra di tipo congenito (ischio crurale) per cui spingeva molto di più con la destra. Ed è stato molto interessante lavorare su questo per portare entrambe le gambe alla stessa forza in modo da poter gareggiare senza infortuni.
Prossimo obiettivo gli Europei.
Sì, il 7 agosto. Anche se prima ci sono altre tappe che andremo a fare. A Madrid i 100, a Mannehim i 200 e poi Montecarlo prima di Berlino.
Un bell’impegno fare convivere la preparazione di Calzedonia con quella di Tortu, che abita a Costa Lambro.
L’anno scorso ho fatto avanti indietro tutto il tempo e così sarà quest’anno. Ma va bene. Si alternano periodi in cui devo andare tre volte la settimana a periodi in cui ne basta una. Adesso, per i prossimi due mesi, il lavoro in palestra sarà quello di esaltare le sue caratteristiche, le doti di elasticità, di potenza. La gran parte del lavoro ora lo fa in pista.
Pare che il record di Mennea abbia le ora contate.
Questo ce lo dirà solo il tempo. Ma siamo vicini. Posso solo dire che i margini di miglioramento che ha sono veramente tanti. Migliora da una settimana all’altra, da Savona dove ha fatto 10“03 con vento +0,7 a Roma dove ha fatto 10“04 con vento -0,4. È in pieno sviluppo biologico, sta crescendo, sta accendendo i motori. Basta aggiustare un paio di cose in pista e… non diciamo nulla. Ma le capacità le ha. L’importante è non bruciare le tappe. Bisogna fare le cose con calma. Ha solo 19 anni e questo è un progetto a lungo termine.
Per un ragazzo di 19 anni deve essere una vita di grandi rinunce rispetto a quella dei coetanei.
Filippo nasce in una famiglia di atleti, lo era suo fratello Giacomo, lo è stato suo papà Salvino che lo allena. La disciplina ce l’ha nel sangue. La vita da sportivo è una cosa di famiglia. Anche lui ha i suoi svaghi, ma in periodi come questo di uscire non ne ha nemmeno voglia perché è tutto concentrato sull’obiettivo. Questi sono ragazzi che si allenano sei mesi senza mai competere e poi quando arriva la stagione vivono solo per questo. Per vincere.