Un incontro che dura cinque set, come quello tra la Globo Banca Popolare del Frusinate Sora e la Geotec Isernia, vede sicuramente emergere tanti e diversi protagonisti ognuno dei quali attore principale di porzioni diverse di gara. Sora, oltre i soliti Libraro, Roberts, Gatto e Scappaticcio, ha gioito di due nuovi volti che hanno risolto parti concitate e fondamentali del match: Salvatore Roberti e Lazzaro Gaetano. Li abbiamo incontrati due giorni dopo il quasi derby e a mente fredda o meglio, dopo aver smaltito l’agitazione e preso consapevolezza di quello che avevano fatto domenica in campo, ci hanno raccontato le loro gesta.
Rientriamo mentalmente nella partita quando coach Gatto ha ordinato il cambio di Salvatore Roberti nel terzo set sul punteggio di 12-18 in favore degli isernini. Era una frazione di gioco importante quella, dove Sora era andata veramente in difficoltà. Un momento infuocato del match dove c’è stato anche il cartellino a De Paola e gli animi di tutti erano esagitati. Cosa si prova a entrare in campo in questi momenti che creano agitazione anche agli spettatori più disinteressati?
È dura perché la squadra è nervosa. Sono entrato un po’, come si dice, “col braccetto”, non ho forzato i primi attacchi ma poi la tensione è passata.
Il terzo set purtroppo è finito male per la Globo ma nel quarto, anche grazie al tuo contributo, avete recuperato benissimo. Sul 17-14 arriva il tuo fruttuosissimo turno in battuta che ha creato scompiglio nelle seconde linee pentre, ma soprattutto ci ha regalato due fantastici ace, raccontaci…..
Avevo un po’ di fiducia perché venivo da tre settimane dove i fondamentali del muro e della battuta erano andati particolarmente bene. E poi entrare a ritmo aiuta tantissimo perché una cosa è alzarsi dalla panchina dopo 50 minuti dall’inizio della gara durante i quali ti mantieni caldo ma comunque stai sempre fuori dal match. Mentre stare in campo con un minimo di continuità aiuta, soprattutto un giocatore molto fisico come me, ad avere un braccio un po’ più sciolto aiuta. Sei battute consecutive di cui 2 ace che potevano essere anche tre, peccato che all’ultima ho preso il nastro e la palla si è rallentata. Fare ace in serie A è una bella sensazione e poi non dimentichiamoci che ho 27 anni e la carriera pallavolistica non è infinita quindi per me è fondamentale fare bene quest’anno per restare a questo livello. A oggi fortunatamente ho avuto abbastanza modo di calcare il campo tra le due partite in cui sono partito titolare all’inizio del campionato, frazioni di gioco in ogni giornata in cui coach Gatto mi chiama in causa e i due bei set della scorsa domenica, alla fine il campo lo sto vedendo con un po’ di continuità e grazie a questa si vedono anche i miglioramenti.
Sarà anche per questo che i tuo compagni ti chiamano “il cecchino di Anzio”?
È un appellativo simpatico affibbiatomi da Giuseppe Costantino perché quando alleniamo la battuta metto a segno sempre un bel filotto di ace. I miei compagni aspettavano con me questo momento perché se in allenamento fai tanti ace allora puoi farli anche quando conta, cioè in partita.
Capitan Scappaticcio ti ha dato molta fiducia servendoti la palla del set ball che hai subito trasformato nel 25-18 che ha permesso alla Globo di andare al tie break.
Devo riconoscere che Mario mi da sempre fiducia! In allenamento sono quello che prende un po’ più di rimproveri da lui e questo proprio perché Mario sa che posso fare abbastanza bene.
Possiamo dire che la chiave di volta di questo set sei stato tu…….
La chiave di volta non direi, ma ho sentito di aver dato una grande mano ai miei compagni. C’è una constatazione che onestamente mi sento di fare: quando sono chiamato a entrare in campo è perché c’è qualcosa che non sta andando per il verso giusto e alle volte me ne dispiaccio però fa anche piacere. Dopo tante ore di allenamento giornaliero, avere una gioia personale ti da anche un minimo di serenità.
Ti sta piacendo questa serie A?
La serie A è bella ma cerco di prenderla sempre in maniera distaccata perché penso di non essere ancora un giocatore di categoria, so di avere dei grandi margini di miglioramento ma la mia crescita è affidata a tante componenti. In allenamento mi impegno tantissimo, ma è la partita che ti fa fare quel salto anche mentale e se continuerò a vedere il campo con questa cadenza, per me sarà un grande anno.
Il complimento più bello da chi lo hai ricevuto?
Da Giovanni Polidori e Michele Gatto che mi hanno detto che gli ho fatto vincere il quarto set. Sentire queste parole da atleti che hanno giocato e vinto tante partite, campionati e coppe, è veramente bello. Fuori dal campo invece questa prestazione l’ho dedicata a mio padre che proprio domenica ha compiuto gli anni. Sono contentissimo per me ma lo sono ancora di più perché la Globo Banca Popolare del Frusinate Sora ha vinto.
L’altro volto di questa entusiasmante partita, come abbiamo già detto, è stato quello di “Rinuccio” Lazzaro Gaetano. Sul 12-14 del tie break, quando sembrava tutto finito (anche il DG Alberico Vitullo si era rinfilata la giacca), Nathan Roberts va a segno con un micidiale diagonale e coach Gatto, il vero vincitore dell’incontro, chiama Gaetano a sostituire Pavan in battuta. Un servizio salto flottante che fa saltare gli schemi isernini e porta le squadre in parità, 14-14.
Lo sapevo già dal quarto set che sarei entrato perché il mister mi ha detto di prepararmi per la battuta, però questo non mi ha fatto agitare forse perché non ho guardato il punteggio e sono andato dritto in zona 1. Questa non è inconsapevolezza ma credo sia il modo giusto per affrontare certi delicati momenti perché se pensi che è il tie break, che stai 13-14, eccetera, è finita. L’indicazione di coach Gatto era di battere sul libero (Spampinato) perché, con la rotazione in cui erano, al palleggiatore (Valera) gli sarebbe arrivata la palla da dietro e quando succede questo, è portato a servire l’opposto. E così è stato e Sabbi ha attaccato out.
Ti porti di nuovo in zona di battuta e sempre con una jamp flot arriva un indimenticabile ace.
L’indicazione del mister sta volta era di battere lungo su Fiore che stava in zona 5. Da bravo discepolo lo faccio ed è ace, non me lo aspettavo proprio! E non ho avuto neanche il tempo di realizzare e provare qualche emozione perché sentivo solo gli schiaffi: i miei compagni mi sono saltati tutti addosso e per festeggiarmi hanno pensato bene di dar vita a una vera e propria “paliata”.
Un “paliatone” senza precedenti, infatti Rino arriva all’appuntamento con in volto ancora i segni (occhio destro nero e graffi vari). 15-14 e ancora tu in zona 1, raccontaci l’azione, l’emozione e il finale di gara.
Sul 15-14 viene chiamato il time out e coach Gatto mi dice di battere corto sul giocatore di prima linea. Dopo il tempo mi ero un po’ rilassato e la battuta è arrivata un po’ più lunghetta e più facile, comunque Fiore ha ricevuto e poi è entrato ad attaccare. Seguo l’azione con lo sguardo: la palla passa in mezzo al muro e la vedo venire verso di me. In quel momento ho pensato – ohhh Dio! Sta palla sta cadendo! Fammela pigliare va! – e l’ho difesa! Mario entra, palleggia a Nathan e dall’alto dei suoi 3,80 non ce n’è per nessuno. Da questo momento in poi non ho capito più niente perché i miei compagni mi hanno continuato a fare la festa: Libraro mi tirava i capelli, Pavan mi dava le ginocchiate alla schiena e tanti schiaffi a non finire.
Tu che sei un appassionato di musica soprattutto quella folcloristica, popolare napoletana, quale potrebbe essere la colonna sonora di quelle ultime azioni di gioco e quale dell’esultanza finale della gara?
Dopo l’ace e dopo il time out, tornando in campo avrei voluto cantare ai miei compagni “jamme, jamme, n’coppa jamme ja”. Invece a fine gara c’è una canzone popolare tipica del mio paese che si canta appunto durante una festa locale che ha un ritmo potente, che mi gasa e per festeggiare è l’ideale. In quei momenti potevo solo pensarle queste canzoni ma poi nel viaggio di ritorno verso casa, solo in macchina ho cantato e urlato a squarciagola e pensavo – cavolo! Non male come prima presenza in serie A. Ehi! Rinuccio! Hai fatto anche il tuo primo punto!
La sensazione di risolvere la partita non l’ho mai avuta in tutta la mia carriera perché da palleggiatore puoi solo servire l’opportunità di risolvere ai tuoi attaccanti, invece in questa circostanza mi sono sentito come il difensore di calcio che fa goal.
Il complimento più bello, quello che ti ha fatto più piacere ricevere, da parte di chi è arrivato?
Da Enrico Libraro. Mi ha inviato un sms verso mezzanotte con scritto una frase in napoletano da bip che però a senso più o meno dovrebbe essere “hai gli attributi…ragazzo un po’ effemminato!”. Sono stato particolarmente contento perché quando sono entrato Enrico ha fatto una faccia un po’ storta, forse perché avrebbe voluto che Pavan menasse la battuta, invece l’idea del mister di rigiocare la palla è stata vincente e Libraro si è ricreduto.
Carla De Caris – Responsabile Uff. Stampa Globo Banca Popolare del Frusinate Sora