Giù il cappello davanti alla Canadiens che vince e fa divertire. E via la maschera a quell’Oleg Antonov che avrebbe dovuto essere soltanto un apprendista nel campionato di serie A2 e che dopo due turni si è già rivelato un opposto con i fiocchi. Sono 34 i punti da lui realizzati (che ne fanno il top scorer della seconda giornata, con uno sbalorditivo 77% di attacchi vincenti) al PalaBam nel debutto casalingo con Città di Castello. Tra un assaggio e l’altro di pietanze mantovane, nel giorno del raduno estivo, sul giovane talento italo-russo il coach Michele Totire aveva garantito: “Oggi è conosciuto soprattutto come figlio d’arte (papà Dimko, che allena a Kaliningrad, in quello spicchio di Russia a metà tra le repubbliche baltiche e la Polonia, giocò in Italia nei primi anni’80, ndr) ma presto Oleg Antonov brillerà di luce propria. E tutti o quasi dimenticheranno che suo padre, qualcosa come 25 anni fa, è stato un buon giocatore nel nostro Paese”. Da dietro la lavagna a supereroe, in una sola settimana. “Ci è mancato Antonov, totalmente” riferiva mordendosi il labbro il presidente Fattori mentre tornava da Roma con le pive nel sacco, nel turno d’esordio. Determinante, viceversa, il suo apporto nel 3-2 di domenica, ben supportato dai compagni poiché – non va dimenticato – la pallavolo è sport di squadra ed uno, da solo, la partita non la vince. Di sè Antonov dice: “Mi sono servite quelle settimane di precampionato trascorse a giocare all’ala, causa l’infortunio di Barbareschi. All’inizio, soprattutto nel corso delle amichevoli, ho subìto qualche ace di troppo, poi ha capito di poter dare un contributo alla squadra anche in ricezione. Quel ruolo ha giovato al mio morale. E quando sono tornato a fare l’opposto ero più convinto dei miei mezzi e tutto mi è parso meno complicato”. Arriveranno altre difficoltà per questo ragazzone 21enne svezzato per sette anni dalla scuola Sisley (dove tra i maestri ha avuto pure Daniele Bagnoli, il ct della Russia, che in futuro potrebbe tenerlo in considerazione), come è nella logica dello sport e della crescita di un giovane non ancora completamente maturato. Ma il dado è tratto: Oleg ha mostrato di che pasta è fatto e ora spetta a Totire affinarne le qualità. Un piacere reciproco, quando il materiale è buono: l’uno si diverte ad apprendere, l’altro vede sbocciare un campione secondo le proprie linee guida. Nessun apparente rimpianto da parte dei vertici del Top Team per chi ha già ricoperto in passato quel delicato compito di opposto. Dopo il deludente Hietanen hanno sfilato il giovanissimo Szabo e l’indecifrabile Nagy. Oggi la Canadiens si gode il proprio zar, ben consapevole che presto toccherà a Rossi, Leonardi, Sbrolla non passare inosservati. Col benestare
dei compagni più anziani, confermati per le loro doti tecniche ed umane, dentro e fuori dal campo. Squadra’verde’ non si cambia. A partire da Gioia del Colle, dove domenica si attendono conferme.
Gian Paolo Grossi
Ufficio Stampa Canadiens Top Team Volley Mantova