Personaggio schivo, riservato, che ama lavorare dietro le quinte, Vito Primavera per la Prisma Taranto non è solo il direttore sportivo, l’operatore di mercato ma anche e soprattutto l’uomo delle grandi mediazioni. Con il suo modo di fare ecumenico riesce a fungere contemporaneamente da parafulmine a società, allenatore e giocatori.
E’ un po’ come trovarsi tra l’incudine ed il martello ma Primavera (a destra nella foto assieme al presidente Antonio Bongiovanni) detto “il cardinale”, riesce prima o poi ad accontentare tutti anche quando le stagioni sono difficili come quella in corso.
“Sono abituato a vivere situazioni di difficoltà. Ne ho viste tante in carriera; l’importante è rimanere lucidi e concentrati e non perdere la testa. Se ci si fa prendere dall’emotività si rischia di non vedere più la luce in fondo al tunnel. Ecco perché è importante che tutte le componenti svolgano il proprio compito remando tutte nella stessa direzione” – esordisce il dirigente rossoblù, il quale accetta di buon grado di fare un rapido excursus della sua carriera di direttore sportivo, tutta trascorsa in Puglia.
“Ero già dirigente nella testa e di fatto anche quando facevo il giocatore (schiacciatore di buone qualità una ventina di anni fa circa, ndc)” – racconta Primavera – “ Nelle società in cui ho militato ho sempre fatto sia l’una che l’altra cosa. Mi piaceva occuparmi della contabilità del club, organizzare le trasferte. Solo a Mottola, a metà degli anni ottanta, ho fatto il giocatore e basta”.

Come mai non hai mai deciso di vivere questa professione a tempo pieno?
“Preferisco rimanga un impiego part-time (attualmente gestisce con il fratello un’agenzia di assicurazione a Castellana Grotte, ndc). Se venissero a propormi qualcosa di allettante fuori sede, rifiuterei. Sono troppo legato alla Puglia. Penso che i dirigenti di una società debbano essere parte integrante del territorio per sfruttarne al meglio la conoscenza. In passato mi fu offerto di lavorare per Macerata e Perugia ma non ho mai pensato di investire realmente su me stesso in questo settore. Mi ritengo fortunato e soddisfatto di quanto realizzato sinora nella mia carriera. In Puglia ho vissuto esperienze esaltanti in tutte le categorie dalla B/1 alla serie A/1”.

Apriamo per un attimo l’album dei ricordi: qual è l’acquisto del quale vai maggiormente fiero?
“Lo schiacciatore serbo Goran Vujevic. Un grande campione che, dal punto di vista mediatico, divenne tale nel momento in cui lo prendemmo noi. Quando venne a Taranto aveva appena vinto la medaglia d’oro con la Jugoslavia alle Olimpiadi di Sidney nel 2000. Prima aveva già fatto esperienza in Italia ma ancora non godeva di grossa critica”.

E l’abbaglio più grosso che hai preso da operatore di mercato?
“Nella stagione 2000-01, primo anno di A/1 di Taranto, stavamo ingaggiando un tale Rogerio Castaldello, schiacciatore brasiliano. Fortunatamente non lo prendemmo a scatola chiusa ma lo facemmo provare qualche giorno. Una bufala. Una grossa delusione poi è stato l’ingaggio di un grande campione come Cuminetti, (stagione 2004-05, retrocessione in A/2) che nonostante l’età matura era reduce da due buone stagioni a Perugia.“

Quali, invece, i colpi di mercato mancati ?
“Una decina di anni fa, forse meno, c’è stata la possibilità di arrivare a Zlatanov. Il primo anno di A/1 (2000-01), con la Magna Grecia, avevamo in mano i contratti dei cubani Marshall e Dennis ma la chiusura delle frontiere ci privò di due fuoriclasse dalle grandi potenzialità. Di recente ci è sfuggito l’ungherese Veres che stava arrivando da noi in A/2, due stagioni fa.

Con quali giocatori hai instaurato un rapporto particolare in questi anni?
“Ho sempre cercato di avere un rapporto professionale con i giocatori anche se in ogni stagione scelgo un punto di riferimento all’interno dello spogliatoio. Degli attuali ad esempio parlo molto con il capitano Nuti; con lui c’è un vivace scambio di pareri. Negli anni passati avevo fatto molto affidamento su Kovac, grande uomo spogliatoio, e Cuminetti, con il quale ancora oggi sono in contatto, nonostante la stagione sfortunata vissuta a Taranto (2004-’05, retrocessione in A/2).”

Con gli allenatori che rapporto hai avuto nella tua carriera?
“Sempre buoni. Non ho mai litigato con nessuno. C’è sempre stato un rispetto dei ruoli e delle competenze all’interno dell’area tecnica.”

Sei passato quest’anno da un rapporto consolidato quale era quello con Di Pinto ed uno tutto nuovo con Lattari. Che differenze hai colto?
“Con Di Pinto ho vissuto tante stagioni in comune e quindi conoscevamo l’uno dell’altro pregi e difetti. A Taranto ha fatto molto bene, è uno abituato a lavorare tanto in palestra ed a curare i dettagli. Radamès si è ambientato velocemente alla nuova realtà, ha capito subito l’ambiente e si è fatto voler bene immediatamente. Il passaggio tra i due, avvenuto sia pur in un momento di grande difficoltà, è stato praticamente indolore. Entrambi sono due tecnici di gran livello ed hanno una mentalità di lavoro abbastanza simile. Dal punto di vista umano sono invece totalmente differenti”.

Hai lavorato sempre in società che lottavano per non retrocedere, eppure ci sono state stagioni ricche di soddisfazione. Ne segnali qualcuna?
“Nel 2001-02, con Nuzzo-Schuil e Haldane, se non avessimo avuto tanti infortuni nel girone di andata avremmo raggiunto sicuramente i play-off scudetto .Facemmo un grandissimo ritorno e praticamente nella classifica parziale della seconda metà di stagione ci piazzammo al terzo posto.
Ovviamente la stagione da incorniciare resta la scorsa. Una squadra che ha raggiunto obiettivi impensabili. Noi stessi quando l’abbiamo costruita non avevamo idea di quali potenzialità potesse sprigionare anche se sapevamo che c’erano giocatori di grande personalità come Granvorka e Anderson”.

Con il presidente Bongiovanni il rapporto è ormai consolidato nel tempo. Com’è lavorarci a stretto contatto?
“Diciamo che il nostro è un rapporto non solo basato sulla reciproca stima professionale ma anche sulla simpatia e l’affetto che proviamo entrambi l’uno per l’altro. Ci integriamo benissimo perché io sono pacato e riflessivo, lui è un vulcano di idee che ti travolge con il suo modo di fare. Diciamo la verità la pallavolo di serie A a Taranto c’è perché c’è lui e c’è anche il direttore generale Elisabetta Zelatore, una donna dalle grandi capacità manageriali”.

La Prisma edizione 2007-08 si salverà?
“Sono abbastanza fiducioso. Questa è una squadra più equilibrata tatticamente rispetto ad altre avute in precedenza in cui c’erano grosse carenze in ruoli chiave. L’arrivo di Lattari rappresenta una garanzia e sono convinto che lavorando tanto in palestra e vincendo soprattutto gli scontri diretti il prossimo anno saremo ancora in A/1”.

Facciamo un giochino finale:scegli il sestetto delle meraviglie dei tuoi anni di carriera come direttore sportivo.
“Nuti – Anderson, Felizardo-Rak, Granvorka- Kovac, Vicini libero”.

Ufficio Stampa Prisma Volley