“Ragazzo fortunato” potrebbe essere questo il titolo per l’intervista che vede Mauro Longobardi protagonista. E’ sicuramente la colonna sonora di questa stagione, anche perché Jovanotti è tra i suoi cantanti preferiti e se lo porta dietro come un’icona tra le foto del suo telefonino.
“Mi sento un ragazzo fortunato – afferma il secondo palleggiatore della SEC Isernia – perché non è da tutti arrivare in A2 e arrivarci alla mia età…ho 28 anni. Si tratta di una fortuna, ma è pur vero che ci ho messo tanto impegno che poi alla fine è stato ripagato”.

In effetti, dopo tanti anni di Serie B, Longobardi è approdato nel campionato cadetto da “vecchietto”. “E’ stata una piacevole sorpresa, perché non mi aspettavo una chiamata del genere. Nonostante i tanti anni di gavetta e sacrifici non pensi che la vita possa riservarti una sorpresa simile e ripagarti così…invece, a me è successo! Per tutto ciò vanno ringraziati la società, il presidente e Mario. La prima chiamata l’ho ricevuta proprio da Mario Scappaticcio, mio compagno di squadra per 3 anni ad Ercolano, ma poi è stato Alberico (il presidente, ndr) a credere in me e a fidarsi del giudizio di Mario.”

Più delle risposte, a parlare di questa bella avventura è lo sguardo di Lombardozzi (alias Longobardi). Sguardo di un bambino a cui hanno regalato la possibilità di vivere il sogno della sua vita, quel sogno che muove e accende la passione dei tanti ragazzini che si avviano a questo sport. Per l’intervistatore diviene naturale invogliare l’interlocutore a focalizzare i “flash” più intensi della partita con la Mail Service Corigliano – gara che ha segnato il suo esordio da titolare in A2 – e che per tutta la vita custodirà come un tesoro geloso nell’album dei ricordi. “L’immagine che associo a quella gara è la corsa sugli spalti a fine gara ad abbracciare il presidente; perché in settimana avevo ricevuto una telefonata proprio da lui: mi ha tranquillizzato, mi ha detto di stare calmo, perché non c’era alcuna pressione da parte di nessuno e mi ha espresso tutto il suo appoggio”.

Difficile per il regista campano tramutare in parole le emozioni di quel match: “E’ stata una grande emozione, prima, durante e dopo la gara. Ogni domenica è un’emozione anche quando non si gioca e si sta in panchina, anche quando non c’è lo striscione riferito proprio a te”. Mauro fa riferimento a “La battaglia di Longobardi” lo striscione preparato per lui dalla Fossa del Drago e il ventottenne di Castellammare di Stabia proprio per la tifoseria isernina ha parole di elogio: “E’ stupendo giocare davanti a un pubblico come quello di Isernia, che partecipa attivamente dal primo all’ultimo punto”.

Dalla pallavolo giocata alle teorie, soffermandosi su quella che associa ai campani, in un legame indissolubile, il concetto di scaramanzia. “E’ vero noi campani abbiamo questa nomea di essere superscaramantici, ma personalmente non ci credo; anzi, sono dell’avviso che le partite, e lo sport in generale, abbiano un loro corso che non può dipendere dal fato”. Poi, però, veniamo a sapere che per giocare usa sempre lo stesso costume…
Stesso costume ormai da anni, ma non lo stesso allenatore, e non potrebbe essere altrimenti con tanti anni di volley alle spalle. Diversi tecnici, diversi modi di allenare e diversi modi di prepararsi al match, ma uno più di tutti lo ha segnato. “Ernesto Ferrara, che ha allenato anche la Concavi Napoli in A2, è stato il primo a credere in me e a trascinarmi in questa fantastica avventura. Ho cercato di apprendere il più possibile da lui e lui ci teneva talmente tanto che spesso (anche in estate) mi allenava singolarmente e fuori dagli orari consueti di allenamento. Ernesto curava molto sia all’aspetto tecnico-tattico, sia quello psicologico”. Almeno per quanto concerne gli aspetti tecnici e tattici un pensiero vola anche a Mosca: “Nello tecnicamente era un buon allenatore…la scelta di andare via è stata sua e non spettano a me i commenti!”

Da Ernesto Ferrara, che fa sbocciare in Mauretto l’amore per la pallavolo, all’amore attuale che risponde al nome di Gabriella, pallavolista anche lei, quest’anno a Falconara. La lontananza, i tanti impegni, le pause, spesso non coincidenti, insomma un rapporto a distanza che il secondo alzatore pentro prova a spiegarci: “E’ il primo anno che siamo lontani, nella passata stagione io ero a Napoli, lei ad Arzano e tutto era più semplice. Adesso, invece, ci si vede una volta ogni due settimane; tuttavia, praticando lo stesso sport riusciamo a capire le esigenze l’uno dell’altra, basando il nostro rapporto tutto sul rispetto e sulla fiducia. Per la prossima stagione, però, ci siamo ripromessi di scegliere la stessa città!”

Se queste sono le basi, non resta che fare una proposta all’EffeSport…

Anna Palermo
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