Capitano, bandiera, uomo simbolo della storica promozione dell’Isernia Volley in A2 e, dopo la partecipazione all’All Star Volley 2004 è finito anche nella locandina della Computer Discount. Luca Maresca è tutto questo, ma lui si sente soprattutto il simbolo della promozione della squadra della sua città in Serie A. “Tanti ruoli che indubbiamente mi inorgogliscono, sarebbero un orgoglio per chiunque, ma personalmente mi vedo meglio in quello della conquista della Serie A, perché ci ho messo del mio. Un traguardo importante costruito insieme ai miei compagni e alla società”.
L’isernino doc è consapevole di essere una delle poche bandiere rimaste; ultimamente nello sport si assecondano con troppa facilità le leggi del business, lui però ha sempre fatto scelte in controtendenza: non è semplice passare dall’ottima Vianello Pescara all’Azzurro Sport per un modesto campionato regionale di Serie C. Maresca l’ha fatto! E quando provi a chiedergli dove trova le motivazioni per continuare a credere nel progetto dell’Isernia Volley dopo tanti anni, ti fulmina con lo sguardo e puntualizza: “Sarei uno stupido a non credere in un progetto del genere visto che ne ho fatto parte fin dall’inizio, sin dalla Serie C. Le motivazioni ci sono perché per me la pallavolo è un divertimento; quando manca quello – almeno che non ci siano grossi riscontri economici – manca tutto e allora arriva il momento di smettere”.
In una recente intervista il capitano dell’Original Marines Arzano, Elisa Cella, ha dichiarato: “Essere capitano non è solo firmare il referto, ma è anche metterci la faccia, essere la prima a non mollare, anche quando i tifosi ti contestano e ti urlano di andare a lavorare”. Per il CAP è lo stesso. “Fino a quando sono stato in campo ero il primo a non mollare e l’ultimo a tirare i remi in barca finché non cadeva l’ultima palla. Adesso è un po’ più complicato, perché dalla panchina si riesce a dare meno, per il semplice fatto che non riesci a dare il gioco e gli stimoli insiti nel gesto atletico. Posso urlare, incitare i compagni, ma non posso fare di più; tuttavia, appena mi è data la possibilità di entrare cerco in quel frangente di dare il mio massimo e di portare calma e tranquillità. Se riesco a fare anche un solo punto è comunque utile alla causa e ai miei compagni; mi va bene così perché so di aver dato tutto me stesso anche solo per quel punto”.
Non deve essere per niente facile per uno che è stato sempre pedina inamovibile, e che ha imparato quanta responsabilità si cela dietro un posto da titolare, trovarsi dall’altra parte ed essere chiamato a subentrare a gara iniziata, magari con l’obiettivo di girare l’andamento della stessa. “Entrare in corsa è difficilissimo, prima di tutto perché il riscaldamento nell’angolino non è un riscaldamento…ci si scalda davvero solo in partita! A ciò si aggiunge anche la pressione psicologica derivante dal fatto che se entri significa che la situazione è disperata (altrimenti resteresti in panca), quindi, consapevole delle difficoltà, devi trovare la forza e le soluzioni per te e per i compagni per risolvere la situazione e cambiare volto all’incontro. Ti pare una cosa semplice???”
Però nella gara contro l’Acanto Mantova le percentuali in ricezione hanno parlato per lui: 94% di positività e 76% di perfezione. Lui sminuisce. “Il discorso delle percentuali è relativo. A voler essere sinceri, le battute del Mantova non erano questo granché, di qui le percentuali elevate. La ricezione è fatta di episodi, magari entri nel momento in cui il battitore avversario fa 3 ace sporchi e ne risulta che hai fatto la peggiore prova della tua vita”. All’intervistatore appare naturale chiedere per quale ragione nel ruolo di libero non sia riuscito ad esprimersi agli stessi livelli e se le motivazioni vanno ricercate in fattori tecnici o psicologici. “Il ruolo del libero è un ruolo particolare, bisogna essere pronti mentalmente perché basta una palla sbagliata per mandare all’aria un’intera prestazione. Fino allo scorso anno non ero pronto; ero abituato a schiacciare e fare punto per dimenticare l’errore precedente in ricezione. Ci tengo però a sottolineare che da libero nella passata stagione ho giocato solo due partite e che quest’anno quando si è fatto male Michele ero un po’ agitato solo nelle prime partite, poi mi stavo quasi abituando, anche mentalmente. Ciò significa che per il futuro sono pronto”.
Anna Palermo
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