C’è un giocatore che ogni allenatore vorrebbe avere in squadra, un atleta che ha nell’umiltà, nello sposare appieno quello che è lo spirito di gruppo e nella voglia di sacrificarsi durante la settimana di allenamenti senza pretendere il posto di titolare a tutti i costi, le sue doti principali. Un giocatore che non ti fa vincere da solo le partite, che non mette a terra 20 palloni a partita ma che è prezioso quasi indispensabile nel lavoro di preparazione tecnico-tattica settimanale.
Per il tecnico della Prisma, Vincenzo Di Pinto, è una sorta di piccolo totem che si porta appresso da anni, un ragazzo al quale non rinuncerebbe facilmente. Si tratta di Alessandro Giosa, 28 anni, centrale –sparring partner della squadra rossoblù, una carriera quasi tutta sacrificata all’interesse del gruppo mai a quello personale. Quella attuale è la sua sesta stagione a Taranto, lui che tarantino lo è dalla nascita. Sei stagioni vissute quasi interamente dalla panchina ( dal 1998 al 2002 e dal 2004 ad oggi) con qualche ritaglio di gara qua e la ( 3 apparizioni in A/1 – stagione 2001-02, 5 nella successiva). Quasi nel mezzo due esperienze, una da titolare in A/2 ad Agnone ed una da comprimario in A/1 nel Latina dei Dennis e dei Gustavo ( annata 2003-04, 7 presenze).
Domenica scorsa Alessandro, che ha due fratelli che giocano nel suo stesso ruolo da anni tra la serie B e la serie C ( Giuseppe il più grande e Francesco il più piccolo), ha colto al volo l’opportunità offertagli da coach Di Pinto. Titolare, dopo tanta panchina, a Ferrara al posto di Giretto. Per lui 7 punti ( 75% di positività in attacco) e la soddisfazione di aver contribuito al successo della sua squadra. Al telefono con i suoi modi gentili e con quella timidezza di fondo che emerge dal suo essere schivo e mai presuntuoso, dalla sua Talsano si è concesso al rituale dell’intervista non senza tradire un pizzico di emozione.
Alessandro hai ritrovato la maglia da titolare dopo tantissimo tempo. Che sensazioni hai provato prima, durante e dopo l’incontro?
“ Se non erro non giocavo dall’inizio dalla stagione 2003-04, gara Trieste – Latina ( undicesima di ritorno, ndc). Prima della partita ho provato la giusta tensione, quella che riesci a controllare. Durante la gara sono stato concentrato sulle cose da fare, sui consigli tattici che mi dava l’allenatore. Dopo la partita ho provato una sensazione unica, è stato molto bello, aspettavo questo momento da un bel po’ di tempo e giocare titolare mi è servito anche per verificare il mio tipo di approccio al clima partita. Poi abbiamo anche vinto e quando si vince si è sempre contenti perché si è dato un contributo positivo alla propria squadra”.
Ti aspettavi di giocare?
“In settimana avevo capito che qualcosa c’era nell’aria anche perché Giro ha avuto dei problemi familiari e non aveva lavorato con la solita concentrazione. Venerdì tra l’altro sono stato provato nel sestetto titolare quindi ci speravo anche se Di Pinto solo poco prima della gara mi ha detto che giocavo.”
L’intesa con il palleggiatore De Giorgi come è stata?
“Buona, mi sono trovato bene anche se non abbiamo mai avuto modo di sperimentare l’intesa in una gara ufficiale”.
Un tuo giudizio sulla prestazione di Ferrara?
“Loro hanno cercato di sorprenderci rischiando molto in battuta dove però hanno commesso diversi errori . Mi sono apparsi molto volenterosi, sono rimasti anche in partita sino quasi alla fine del secondo e del terzo set ma nei momenti importanti è emersa la nostra superiorità con una buona battuta ed un efficace muro-difesa”.
Quali sono le tue aspettative per questa stagione?
“Spero di giocare un po’ di più rispetto al passato , avere un po’ più di continuità per sentirmi ancora più utile ma l’obiettivo più importante resta quello di squadra ed io sono al servizio dei miei compagni e del mio allenatore”.
Ok, ma hai mai chiesto di giocare di più ?
“E’ normale che tutti vogliono giocare di più anche io ci spero. In allenamento mi impegno tanto per mettere in difficoltà l’allenatore nelle sue scelte ma non ho mai preteso nulla”
Tu che conosci Di Pinto da tanti anni , quanto è cambiato secondo te il suo modo di allenare?
“E’ cambiato un po’, in positivo ovviamente. Lui è un grande tecnico, preparato, meticoloso, attento ai minimi dettagli. Il suo modo di allenare non è variato tantissimo adesso forse si adegua più ai giocatori che ha a disposizione. Io con lui sono migliorato tantissimo e devo ringraziarlo per i progressi che ho fatto sia a livello tecnico che tattico; me ne sono accorto quando ho giocato fuori Taranto due stagioni, una ad Agnone ed una a Latina,dove ho incontrato allenatori che si sono complimentati per il lavoro che era stato fatto su di me”.
Parliamo dell’esperienza di Agnone?
“E’ stato il primo anno lontano da casa. Ho giocato tutta la stagione da titolare. Alla fine è giunta una retrocessione perché c’erano grossi problemi logistici , ci si allenava a monte e si giocava a valle, di inverno nevicava e gli spostamenti erano difficoltosi. Con me c’erano anche Kovac e Karabec ma non riuscimmo a salvarci”.
E l’esperienza a Latina?
“Bellissima , ero in una squadra fortissima con Dennis, Gustavo, Birbanti, e poi Vujevic che l’anno prima era con me a Taranto assieme a Marcello Bruno. Abbiamo giocato ad alto livello per tutta la stagione raggiungendo i play-off scudetto e venendo poi eliminati in gara quattro dalla Sisley Treviso. E’ stato stupendo stare a contatto con tutti quei campioni”.
Come ti spieghi la retrocessione di Taranto la scorsa stagione?
“ Purtroppo lo scorso anno ci è andato tutto storto, abbiamo avuto dei problemi tecnici, abbiamo fallito delle occasioni importanti per poterci salvare e siamo retrocessi in fin dei conti per soli tre punti”.
Tra il gruppo di quest’anno e quello dello scorso anno che differenze trovi?
“ Quest’ anno vedo uno spogliatoio molto più unito anche se con i compagni di squadra della scorsa stagione non c’è mai stato alcun tipo di problema”.
Qual è il gruppo di giocatori al quale sei più legato?
“ Sicuramente il ricordo più bello è legato alla squadra che nella stagione 1999-2000 conquistò la promozione in A/1. Fu un’annata splendida. Kovac, De Mori, Bruno, Karabec tutti ragazzi con i quali si instaurò un ottimo rapporto”.
Qual è il compagno di squadra più forte con il quale hai giocato?
“Restando nel mio ruolo credo che Gustavo sia il più forte in assoluto sia dal punto di vista fisico che tecnico”.
Il compagno più influente dal punto di vista umano?
“ Certamente Bruno De Mori, un grande, una sorta di tutor per me. Ho imparato tanto da lui“
L’avversario più forte incontrato?
“Anche qui resto a parlare del mio ruolo. Certamente “Fox” Fei quando giocava centrale era un mostro. Davvero un piacere vederlo in azione”.
Come mai ha scelto di restare dietro le quinte a Taranto piuttosto che giocare da protagonista in altre squadre?
“Perché far parte della squadra della tua città è un onore ed anche se non giochi titolare ti senti orgoglioso e fiero di poter dare un contributo valido. Avevo altre offerte in serie A/2 ma ho preferito sposare il progetto del presidente Bongiovanni”.
UFFICIO STAMPA
g.saracino@tarantovolley.191.it