Alla Caloni Agnelli sventola una bandiera… bresciana. Andrea Franzoni, insieme a Max Cioffi, vanta la più lunga militanza in rossoblu dall’alto delle sue cinque stagioni. Ma dopo quattro in B1, è arrivata la grande occasione della serie A quella che il libero di Montichiari, classe 1989, sta vivendo da protagonista in virtù di un’innegabile cambio di passo unita ad una variazione del compito e pungolata da una “concorrenza” di grande livello che ha il nome ed il cognome di Carlo De Angelis.
La scelta della rotazione dei liberi da parte di Graziosi è coincisa con la tua grande chance. Nella prima parte hai potuto prendere le misure alla categoria, adesso il tuo impiego è costante…
Il salto è notevole, da una categoria all’altra. Cambia tutto, dai ritmi al gioco fino all’approccio a gare e ad allenamenti. E’ necessaria una fase d’integrazione che, se metabolizzata nella maniera corretta, consente poi di giungere a standard adeguati per la A2.
Cosa è cambiato?
E’ d’obbligo dare quotidianamente più del 100% mentre in B ci si poteva anche permettere di allentare leggermente la morsa. In A invece non si può lasciare nulla al caso perché nessuno regala nulla ed è probabilmente scoccata in me quella scintilla che mi ha portato a dare di più, con entusiasmo e voglia di mettersi alla prova ad un livello più alto.
La presenza di Carlo De Angelis dunque è uno stimolo notevole…
Senza dubbio. Il confronto è continuo e in palestra rappresenta una motivazione ulteriore. Una sana concorrenza costituisce la maniera migliore per continuare la crescita restando, allo stesso tempo, sempre sul pezzo. In passato invece essendo l’unico nel ruolo, talvolta qualche rilassamento poteva anche subentrare.
Una punta di autocritica?
Coach Graziosi è un motivatore fantastico che ti sprona a dare sempre di più. Devo a lui il mio salto sul piano mentale, quello che mi mancava. In precedenza ero soggetto ad alti e bassi, sia in termini di attenzione che di tensione. Ora però è tutto diverso.
Comprese le mansioni…
Sì, dalla trasferta vittoriosa di Mondovì è cominciata l’alternanza con Carlo in ricezione ed io in difesa. Non è facile visto che nel corso della partita capita anche di poter toccare pochi palloni, ma vanno giocati nella maniera migliore possibile pur non essendo sempre nel vivo dell’azione. Il margine è ristretto, perciò si è chiamati a dare sempre il massimo.
Quattro anni a Bergamo e finalmente la serie A: come hai vissuto quel momento?
E’ stato strano perché inizialmente i piani non erano ancora ben definiti. Quando però la società ha optato per l’acquisizione dei diritti da Modena Est è stata una gioia incredibile perché, oggi, ci sta permettendo di vivere un’esperienza davvero strepitosa.
Che il 25 gennaio ha portato ad una storica permanenza in categoria e, di conseguenza, alla Poule Promozione…
Penso che ci siano grandi possibilità di entrare nelle prime otto, nei play-off. Poi penso proprio che ci divertiremo, anzi continueremo a divertirci.
Un traguardo ottenuto attraverso un cambio di passo a ritmi altissimi…
Con un roster da un’età media così bassa, naturale aver bisogno di un attimo di tempo per adeguarsi alla nuova dimensione. Nel girone di ritorno, dopo aver affrontato tutte le avversarie e sulla scorta di mesi di proficuo lavoro, siamo migliorati sensibilmente inanellando una splendida serie utile e dimostrando di poter dire la nostra.
Il rapporto con De Angelis?
Ha tutte le potenzialità per diventare uno dei migliori in circolazione. Ha 20 anni, si è formato ad una “scuola” come quella di Trento e sta già mostrando tutte le sue qualità. Nessuna rivalità, siamo amici e ci troviamo a meraviglia anche fuori dal campo. Ma come con tutti: nonostante qualche anno di differenza non ho mai avvertito il gap anagrafico ed è come se fossimo tutti coetanei.
La serie A però ha anche costretto a lasciare il ruolo di allenatore nel vivaio del Brembo Volley Team…
Dispiace aver lasciato un’avventura del genere, ma la serie A richiede totale impegno e dedizione ed è esattamente ciò che voglio dare al progetto Olimpia. Però è molto gratificante vedere che le ragazze, nonostante il percorso si sia interrotto, siano sempre presenti sugli spalti del Palasport. Significa che non restano soltanto i ricordi, ma anche che qualcosa di buono si è lasciato a prescindere dall’aspetto tecnico.