Per chi, fino a qualche tempo fa, spopolava sui social sciorinando invidiabili doti canore unite talvolta a simpatici siparietti, l’accostamento ad una delle canzoni più apprezzate di Jovanotti potrebbe divenire un passaggio consequenziale.
Soprattutto perché per Luca Innocenti il Palasport, di cui è idolo indiscusso da quattro anni, è diventato molto più di una seconda casa.

Il ruolo: un ritorno al passato in piena regola…
Sì, quattro stagioni fa entravo a gara in corso per il giro dietro al fine di potenziare la ricezione. Poi con il tempo, crescendo in attacco, sono riuscito a ritagliarmi sempre più spazio anche in prima linea

Fino a divenire un titolare inamovibile: oggi situazione diversa, ma l’affetto del pubblico è, se possibile, ancor più vivo…
E’un piacere giocare in un contesto del genere, soprattutto quando sei bergamasco e hai l’opportunità di giocare in serie A a due passi da casa. Questo rapporto con la gente è quasi inspiegabile visto che non ho mai fatto nulla di eclatante eppure si percepisce ad ogni mio ingresso ed è davvero bello nonostante, talvolta, possa addirittura creare un pizzico di tensione in più viste le aspettative. Il legame si è consolidato nel tempo con tanti appassionati e scambiare due chiacchiere, una foto o un autografo sono quegli aspetti che hanno e avranno sempre un sapore speciale.

E sei un idolo per tanti giovani incontrati sia per l’attività nelle scuole che per quella nelle vesti di allenatore. Una rinuncia obbligata a favore della serie A?
Ebbene sì, seppur a malincuore ho dovuto congelare il tutto. E poi c’è l’Università di Scienze Motorie da terminare visto che ormai, fortunatamente, manca poco.

Il salto di categoria ha portato inevitabili variazioni. Come è cambiato l’approccio con la pallavolo?
Quest’anno ci si allena spesso anche al mattino, le sedute serali sono passate da due a tre ore e la stessa parte dedicata ai pesi è diventata necessariamente più intensa. Ragion per cui ho dovuto operare la scelta di cui sopra. All’inizio non è stato facile prendere le misure alla nuove dimensione e ai suoi ritmi, ora però è tutto cambiato.

Di cambiato c’è anche il tuo essere protagonista…
Avendo già ricoperto lo stesso ruolo pensavo fosse più semplice trovare il giusto equilibrio. Invece il salto di categoria e l’impatto con un palasport sempre presente e caloroso mi hanno fatto sentire quel pizzico di pressione in più. Ma è stato soltanto lo step iniziale: ora sono pi tranquillo e sereno nella gestione delle situazioni.

Serenità che per l’Olimpia ha fatto rima con continuità. La sensazione è che la squadra – mai in discussione il valore tecnico – abbia cambiato marcia in primis a livello mentale..
Un roster cosi giovane chiaramente aveva bisogno di rodaggio. In allenamento tutto filava liscio, poi in gara si andavano a perdere troppi punti. Abbiamo lavorato parecchio su questo aspetto provando a risolvere tutti insieme la problematica e infatti adesso non subiamo in maniera marcata nelle fasi decisive riuscendo anche a mascherare qualche calo. Come dimostrano, non a caso, i cinque tie-break vinti di fila.

Lo spartiacque della prima fase?
Le sconfitte con Grottazzolina e Montecchio avevano fatto scattare l’allarme. Si rischiava di sprecare la possibilità della salvezza a febbraio pur avendo grandi possibilità e tantissimo talento in organico. Oltre alla chance di una seconda fase a “mente sgombra”, utile per acquisire ulteriore esperienza e sicurezza nei nostri mezzi.

Chi ti ha colpito dei tuoi compagni?
Hoogendoorn che sta mostrando una continuità incredibile. Ma non conoscevo neppure i quattro ragazzi del ’96 (Cavuto, De Angelis, Marsili e Pierotti ndr) che fanno vedere tutte le loro qualità anche mantenendo ritmi altissimi in allenamento.

Quando ti rivedremo in veste canora?
Ho un po’ perso l’ispirazione, si vede che sto invecchiando e dunque mi tocca mettere la testa a posto. Prima o poi però tornerò sui social…

A proposito di “testa a posto”, il look estivo?
Tutto è nato prima della finale play-off con Tuscania, quattro anni fa. Avevo promesso che mi sarei fatto biondo platino in caso di vittoria. Nel corso di un camp un ragazzo mi ha ricordato quel dazio non pagato e allora, con l’aiuto di Nicoletta Busetti, visto che la A2 è comunque arrivata, ho voluto mantenere la parola data. A conti fatti però non so se la scommessa con me stesso sia stata vinta o persa…