Un ospite speciale e di caratura olimpica per il Volley Tricolore. Domenica in occasione della partita di campionato fra la Conad e la Monini Spoleto al PalaBigi (ore 19,30) ci sarà l’arciere olimpico reggiano Fabio Azzolini che seguirà il match direttamente dal parquet, come fosse parte integrante della squadra. L’atleta di Casalgrande ha partecipato a tre Paralimpiadi, sfiorando il podio, tirando dall’arco seduto in carrozzina. E dopo il campione di sci Giuliano Razzoli, ospite in panchina l’anno scorso, un altro olimpionico “entra” così nella famiglia del Volley Tricolore.
 
Il Volley Tricolore con questo invito vuole ringraziarlo per la bellissima “lezione” spiegata circa un mesetto fa in palestra a Sant’Ilario a tutta la squadra (foto)
“Ho conosciuto il direttore sportivo Giorgio Barbareschi tramite Franco Bertoli, indimenticato schiacciatore e capitano della nazionale di pallavolo che ora fa il mental coach – racconta Azzolini – e così mi ha chiesto di venire a parlare al Volley Tricolore. È stata una bellissima esperienza. E sono davvero grato per questo invito che ho accettato al volo. Sarà la seconda partita di pallavolo che vedrò dal vivo, dopo Modena-Perugia di un mese e mezzo fa. Mi piace qualsiasi tipo di sport e amo la competizione. Non mi spaventa certo assistere dal parquet ad una partita di pallavolo dove sparano pallonate a cento all’ora… Sono curioso e non mi tiro indietro. Qualche anno fa ho fatto anche il giudice di campo in una partita di basket in carrozzina, poi però ho mollato dopo essere uscito vivo per miracolo da una mischia…”.
 
Questo fa capire di che pasta è fatto Azzolini. Che al Volley Tricolore ha insegnato a non mollare mai. Una lezione di sport e di vita. “A 24 anni ho avuto un incidente in macchina che mi ha cambiato la vita. Facevo il camionista e ogni giorno passavo dal ponte sul Secchia tra Casalgrande e Sassuolo da cui scorgevo la zona sportiva dove si tirava con l’arco. E dicevo sempre: guarda questi quanto tempo hanno da perdere… Poi dopo l’incidente ho provato e mi è piaciuto. E alla fine ho scoperto di avere un talento. Poi se mi avessero detto che da lì sarei arrivato alle Olimpiadi, beh forse sarei ancora lì a ridere… Però ce l’ho fatta”.
 
Il Robin Hood reggiano – che ora gareggia per l’Arcieri Montale-Rangone, ha scoccato le sue frecce alle ultime tre Paralimpiadi: Pechino (6° posto), Londra (5° posto) e Rio de Janeiro dove è uscito agli ottavi. E buona parte di questi risultati li deve anche all’aspetto mentale. “Nel 2008 grazie ad un’amica ho conosciuto una persona che faceva corsi nelle aziende, ma mai applicati allo sport. Abbiamo provato in vista delle Paralimpiadi di Pechino e ha funzionato. Importantissimi sono i cosiddetti esercizi di visualizzazione: chiudo gli occhi e immagino che cinque frecce su sei vadano al centro del bersaglio. In questo modo quando tiro, ho la mente sgombra, sono sempre presente e sul pezzo. Nell’arco è fondamentale. L’unico modo per sbagliare una freccia è pensare di sbagliarla. Ma serve anche nella vita di tutti i giorni. Prima a sentire queste cose ridevo. Ma se uno crede in qualcosa, ci sono molte più possibilità che accada. Quando so di dover andare all’ospedale, prima di partire da casa immagino di trovare un parcheggio in un determinato posto dell’area e spesso succede. Al mattino mi ritaglio uno spazio per respirare quindici minuti e non pensare ad altro. Serve tantissimo, tanto che ora non litigo neanche più con mia moglie… Semplicemente perché la ascolto”.
 
Infine lancia un augurio speciale al Volley Tricolore: “Da anni vado a parlare nelle scuole. E sfidando un po’ De Coubertin dico che l’importante è vincere, non partecipare. I professori a volte strabuzzano gli occhi. Se non vinco ho comunque partecipato. Ma per gli atleti che si fanno il mazzo, bisogna avere ambizione e credere di potercela fare, sempre. Altrimenti chi ce lo fa fare di partecipare? Ai ragazzi della Conad dico questo: giocate per vincere e credete di farcela. Non è presunzione, ma consapevolezza. E la scaramanzia non c’entra: a Rio mi si è rotto l’arco, un’altra volta l’ombrellone mi è caduto in testa… Inoltre spesso mi apostrofano come quello dei quarti posti, tant’è che mi hanno regalato anche una medaglia di legno… Insomma, i miei risultati li ho ottenuti. Ho 47 anni e in Brasile l’inglese che ha vinto aveva 65 anni. Voglio gareggiare ancora e vincere, anche perché l’anno scorso in Germania ho vinto un bronzo ai mondiali, ma voglio conquistare una medaglia olimpica per la quale sono sempre a un passo. Dunque, credete di vincere, ragazzi!”.