L’intervista allo schiacciatore Oreste Cavuto, pubblicata sull’ultimo numero di Volley News, l’house organ ufficiale della Caloni Agnelli.
Fresco d’iscrizione ad Ingegneria Civile e ambientale, una passione atavica per l’aeromodellismo e il rapporto padre-figlio con coach Graziosi: ecco Oreste Cavuto, classe 1996 nato a Lanciano, uno dei gioiellini – dal futuro garantito – nel panorama nazionale.
Il “Premio Badiali” come miglior giovane della A2 della passata stagione si può considerare una sorta di anello di congiunzione tra passato e futuro?
Sì, un riconoscimento prestigioso che rappresenta uno stimolo in più, che fa onore e dà anche forza per non mollare mai in uno sport non facile. Contestualmente è anche un punto di partenza per continuare a lavorare e a migliorare verso obiettivi ancor più importanti.
Potenza Picena e ora Bergamo: quanto conta il rapporto con Gianluca Graziosi?
Mi ha portato qui perchè sapeva che avrei trovato una realtà a me più congeniale rispetto ad altre. E’ un legame stile padre-figlio e penso che questa sia la chiave per avere fiducia e per giocare con tutta la tranquillità possibile. Logico che si aspetti molto da me e a volte mi trovo anche a combattere con queste sue legittime pretese che tuttavia mi permettono di crescere sia tecnicamente che sul piano personale.
Un tassello ulteriore per puntellare le tue certezze l’aver ritrovato De Angelis e Pierotti…
Avere compagni con cui il feeling è già ampiamente rodato diviene molto importante sia per il gioco che per fare squadra.
A proposito di “fratelli”, che bello il post che hai dedicato a Simone Giannelli dopo la vittoria nella semifinale olimpica…
Un rapporto troppo speciale, quando qualcosa non va ci sosteniamo a vicenda. Cosi come con De Angelis siamo cresciuti insieme a Trento vivendo in appartamenti praticamente attaccati. Un paio di settimane fa Simone doveva sostenere un esame a Milano cosi è stato a cena da noi e il giorno successivo l’ho accompagnato in stazione. Certi legami equivalgono ad avere una seconda famiglia, che si crea quando quella vera è lontana.
E quella “vera”?
I miei genitori non mi hanno mai fatto sentire la distanza. Che fosse Trento, Potenza Picena o Bergamo. Ringrazierò sempre papà Bruno e mamma Patrizia perché non è facile sobbarcarsi spesso anche 500 km pur di vedermi e seguire quella pallavolo di cui sono appassionati. Poi ho una sorella gemella, Gaia, che per motivi di studio ha vissuto prima in Francia e poi a Londra ma niente volley al contrario di Davide, mio fratello, che ha 16 anni e gioca a Chieti.
Lo studio?
Ho iniziato Ingegneria Civile e ambientale iscrivendomi all’università telematica di Nettuno. Una facoltà impegnativa, ma essendo on-line sono agevolato dal fatto di non aver l’obbligo di frequenza. Ho un diploma di geometra e sono appassionato di strutture ed infrastrutture: mi piace progettare case e gestire quel che potrebbe essere un cantiere in costruzione. E’ un modo per avere un secondo sbocco creando un’alternativa alla pallavolo, visto che la carriera ad un certo punto termina.
Ma c’è anche una passione che tuo papà ha fatto diventare una professione…
E’l’aeromodellismo. Mio papà è specializzato nei jet a turbina ed è a capo della C&C Models a Tollo, il nostro paese: è un’azienda che ha molti rapporti con l’estero – Germania, Austria e Stati Uniti – con una produzione che, ultimamente, si concentra soprattutto sulla Cina. Quando la pallavolo lo consente mi diverto anche io a pilotare questi aerei radiocomandati, tenendo viva quella fiamma che ci è stata tramandata da mio nonno.
Il rapporto con la montagna?
Grazie alla mia ragazza Caterina e ai suoi genitori, ho scoperto che mi piace molto andare a camminare in altura. Anche se io sono diventato grande a due passi dal mare.
Una “conversione” per amore?
No, diciamo un giusto equilibrio. Altrimenti mia mamma non mi parla più…
La città di Bergamo?
Bello quando si arriva dall’autostrada e si vedono le montagne. Mi piace molto, soprattutto la parte alta. Anche se, per i miei gusti, ci sono troppi semafori.
Quel semaforo che per l’Olimpia è stato rosso con Spoleto, ma che deve tornare ad essere verde…
Siamo artefici del nostro futuro, ce la possiamo giocare con chiunque e dipenderà da quanta fame avremo per entrare tra le prime cinque, il che significherebbe essere già salvi al termine della prima fase. Il girone è molto più duro ed equilibrato rispetto all’altro, ma – ripeto – è tutto soltanto nelle nostre mani.