Una grande Copra Piacenza, molto più grande del nono posto espresso dalla classifica. Una grandissima Exprivia Neldiritto Molfetta, capace di stupire ancora e di regalare emozioni a iosa a un pubblico che non ne vuol sapere di volare basso. Ieri la bolgia dantesca del PalaPoli ha mietuto un’altra illustre vittima, dopo Treia e Trento. Una big, senza ombra di dubbio. Al di là del bugiardissimo nono posto occupato.

A fare la differenza, fondamentali a parte, è stato il carattere biancorosso. Un valore aggiunto che neanche qualche dispettosa intermittenza del cuore ha messo in discussione. Impossibile frenare l’impeto di un gruppo che sembra divertirsi a fare gli occhi della tigre. Impossibile tenere le mani legate a un PalaPoli emozionato. Si è stretto attorno alla squadra, il palazzetto. E ne è nato un binomio così stretto, che solo un avversario perfetto avrebbe potuto arginarne passione ed entusiasmo.

Intermittenze del cuore, dicevamo. L’Exprivia Neldiritto, infatti, è stata capace di cadere e rialzarsi per ben tre volte nel corso del match: prima parte col freno a mano tirato, poi petto in fuori e sguardo fiero; terzo set da dimenticare, e successivo rientro in campo con il piglio della grande squadra; inizio tie-break un po’ pigro, prima che si accendesse la luce e che si avviasse l’impennata vincente.

Occhi della tigre, quindi. Troppo facile pensare a quelli di Hierrezuelo, ancora Mvp dei biancorossi. Come i suoi, più dei suoi, stavolta hanno funzionato quelli di un altro made in Cuba. Sergio Noda Blanco è stato encomiabile. Ha difeso come se fosse tarantolato, ha attaccato palloni complicati. Ora un beffardo pallonetto, ora un tranciante lungolinea, ora una palla sporca trasformata in oro. Pistolero coraggioso, a tratti impietoso, è stato decisivo, lucido. Merita applausi a scena aperta: grande interpretazione della partita. Bravo, Noda.

Bravi tutti. Perché prima che di numeri, si deve parlare di uomini. E a questi uomini, Molfetta ha regalato amore totale e fiducia incondizionata. I playoff sono ancora distanti qualche punto. La corsa continua. Ma in fondo è quasi un dettaglio. Le emozioni sono una cosa, i risultati solo una conseguenza. Con gli occhi della tigre, ovviamente, sarà più semplice ottenerli.

Foto Fascilla
Ufficio Stampa Exprivia Neldiritto Molfetta