La Carige Copra Genova conclude una stagione sfortunatissima lasciando la serie A. In pochi mesi la società di via S. Martino ha perduto quel patrimonio che così a lungo aveva inseguito e alla fine raggiunto, il giugno scorso, in quell’indimenticabile sfida a Pineto. Da oggi Genova si ritrova di nuovo in serie B con tutta la delusione del caso. La matematica retrocessione è arrivata già domenica scorsa dopo la sfida con Crema, persa al tie break, e le contemporanee vittorie di Mantova e Spoleto. La Carige è rimasta al terz’ultimo posto, dopo la sconfitta a Taranto. Chi l’avrebbe detto a fine girone d’andata? Eppure tutto è cominciato prima di Natale, nella gara contro Taranto, con l’infortunio di Leo Giombini, opposto e leader della squadra. Fino a quel momento la Carige navigava tranquillamente al di sopra della quota salvezza: “Siamo stati davvero molto sfortunati –commenta il team manager Giorgio Tambroni – Abbiamo fatto grossi sacrifici per raggiungere la serie A e oggi ce la vediamo già sfuggire dalle mani. L’infortunio di Giombini è stata una tegola troppo pesante da sostenere, anche perché ha messo in luce alcune nostre mancanze che con l’esperienza acquisita non commetteremmo più”. Giombini era il gioiello della squadra, colui che sosteneva più del 50% dell’attacco, basti pensare che al momento dell’infortunio era secondo nella classifica individuale di serie A2 di un soffio dietro Cazzaniga, appena convocato in nazionale. Una pedina così importante alla fine campagna acquisti nella pallavolo non si può sostituire: “La società le ha provate tutte –continua Tambroni- pescando un giocatore di buon valore come Toppel che ha sostituito al meglio delle sue possibilità Giombini, poi provando anche a dare nuovi stimoli ai giocatori, arrivando alla sofferta decisione di cambiare guida tecnica. Nella situazione in cui ci siamo trovati abbiamo fatto il massimo, purtroppo non è bastato”. Anche perché la squadra, senza Giombini, ha manifestato tutte le sue lacune, tanto a livello tecnico, quanto sul piano caratteriale: “Per tutti noi è stato l’anno delle scommesse –spiega Tambroni- Ne abbiamo ingaggiate molte, alcune sono andate a buon fine, altre meno. Ci siamo messi in gioco in una realtà difficile come Genova riportando il grande volley dopo trent’anni. Questo ci deve rendere orgogliosi e consapevoli che se ci capitasse un’altra occasione saremmo più preparati”.
Un insuccesso che ricorda molto quello di cinque anni fa, quando l’Igo, neopromossa in B1, retrocesse la stagione successiva in B2. Stessa dinamica: un girone d’andata più che soddisfacente, poi un girone di ritorno deludente, complice infortuni, qualche scelta sbagliata e tanta sfortuna. L’anno dopo l’Igo trovò la forza e le risorse economiche per riacquistare i diritti e partì il progetto che in tre anni portò la società in serie A. Saranno corsi e ricorsi storici? “Solo il tempo lo potrà dire- conclude Tambroni- La società resta ambiziosa, ma bisogna anche far quadrare i conti. In questi anni abbiamo investito molto e per continuare a farlo abbiamo bisogno del massimo sostegno da parte delle istituzioni e delle aziende locali”.
Quest’anno a dire il vero la città è stata un po’ avara con la Carige Copra, soprattutto tenendo conto che la pallavolo in serie A mancava da quasi trent’anni. La società, impegnata con problemi organizzativi di diversa natura, forse non è riuscita a dedicarsi al meglio ad attività che promuovessero l’immagine della squadra, ma la sensibilità degli enti per gli sport extra-calcistici resta inconsistente. Per confermare ciò un solo dato: l’unico palazzetto omologato (peraltro con molta benevolenza) ad ospitare la serie A era il PalaCus, nascosto nel quartiere più nobile della città, difficilmente accessibile. La Carige è stata relegata lì, lontano da tutto e da tutti, tra lo stupore della pallavolo nazionale. La volontà di ripartire nel clan biancoblu c’è, ma servono ben altre premesse.
Paolo Noli
Addetto stampa
Carige Copra Genova