Mercoledì 4 gennaio scorso – ore 14.00. Din Don, suona il campanello di casa Di Pinto ed ecco il mago di “Turi” – versione casalinga con tanto di pantofole – aprire la porta della sua abitazione tarantina per una rapida chiacchierata sul derby jonico salentino di domenica tra Prisma Taranto e Salento D’Amare Taviano.
“ Prepara un caffè all’amico Giovanni” – esordisce subito Di Pinto rivolgendosi al suo vice, Michele Totire con il quale divide l’appartamento messogli a disposizione della società.
Si entra in cucina, l’odore del caffè già pronto, i resti di un frugale pranzo consumato in tutta fretta ed un tavolo di lavoro con sopra due computer portatili nei quali c’è tutto lo studio effettuato sul prossimo avversario ed una serie di fogli sparsi dai quali si intravedono dei diagrammi di flusso.
“ Abbiamo vivisezionato otto partite del Taviano. Praticamente conosciamo quasi a memoria ogni loro movimento. La nostra è una full immersion che parte al mattino presto e finisce la sera tardi” – si lascia scappare il vice-coach Totire approfittando della breve assenza del suo “maestro” il quale è andato a prendere gli occhiali da vista in un’altra stanza.
Una volta riapparso Vincenzo Di Pinto senza dover porgli chissà quale domande parte con una rapida diagnosi del Taviano: “E’ squadra ostica, che sa il fatto suo. Fuori casa ha sempre disputato ottime gare e se gli dai spazio è in grado di punirti. Contro il Castellana ad esempio sembrava spacciato, perdeva due set a zero , il terzo parziale sembrava compromesso ed invece è riuscito a portare gli avversari al tie-break. Se non li affrontiamo giocando al meglio delle nostre possibilità il gap tecnico che esiste tra noi e loro si riduce sensibilmente e rischiamo di fare brutte figure”. Sempre guardingo il tecnico della Prisma parla poi delle individualità dei salentini: “ Ha tre attaccanti stranieri che se in giornata non sono facilmente arginabili. Dei tre quello che mi sembra più imprevedibile è il venezuelano Ereu mentre Rodrigues e Popp hanno ottimi mezzi fisici, sono potenti e saltano parecchio. Il palleggiatore ha grande esperienza, è cresciuto nella Roma allenata da Montali dove era il vice di Tofoli. E poi ha due buonissimi centrali. Belardi l’ho inseguito per ben due volte quando sono stato a Gioia del Colle ma non sono mai riuscito ad averlo con me. A muro è uno tosto”. Insomma una partita rischiosa per la capolista che pure all’andata si impose per 3-1 anche se tra i salentini mancava l’opposto brasiliano Rodrigues. “Alle normali insidie c’è da aggiungere anche il rischio che l’ambiente sottovaluti l’appuntamento perché è proiettato già alla sfida di mercoledì in Coppa Italia con Gioia. Per noi il campionato resta l’obiettivo primario e voglio massima concentrazione per domenica.”
Di Pinto diventa un fiume in piena quando traendo spunto da una sua dichiarazione rilasciata alla Gazzetta del Mezzogiorno sul trasferimento del giocatore barese Cassano al Real Madrid divaga confidando che gli piacerebbe tornare ad allenare in Spagna ( nel 1998 è stato selezionatore della nazionale iberica ottenendo un ottimo ottavo posto ai Mondiali di Tokyo), sulla particolarità dell’incarico allenatore di club-selezionatore della nazionale, sui suoi rapporti con il coach azzurro Montali, racconta qualche aneddoto sulla sua esperienza alla Lube Macerata, dice la sua sugli equilibri molto spesso instabili tra dirigenti di società poco competenti di pallavolo e gli allenatori – “ Troppi esoneri e troppi allenatori costretti a dare le dimissioni a causa anche delle pressioni interne da parte di società troppo legate ai risultati immediati”.
Insomma quando attacca a parlare il “mago” di Turi non la finisce più . A stopparlo con un trucchetto di facile presa, con tanto di occhiolino all’altro interlocutore ( chi scrive, ndc) è il suo vice, Michele Totire ( 11 ore su 24 di vita comune con Di Pinto, un santo praticamente…): “ Mister se ti distrai troppo finiamo che domenica perdiamo” – e lui “ Hai ragione” – e via di nuovo con la testa immersa sui dati forniti dal portatile aperto sul tavolo.

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