Sei arrivato a Segrate a stagione iniziata e con una situazione di classifica preoccupante, ora le cose vanno decisamente meglio. Come valuti il periodo difficile di inizio stagione e i miglioramenti fatti dal tuo arrivo ad oggi?

Credo fermamente ci sia stato uno sforzo comune dei giocatori, dello staff e della società per cambiare il trend negativo delle prime giornate. Sono sicuro che molte delle difficoltà avute ad inizio stagione erano dovute agli infortuni di Ronaldo e Temponi, che purtroppo hanno condizionato la prima parte del girone di andata. Lo sforzo fatto non è stato solo fisico ma anche mentale; fondamentale è stata la costanza e l’impegno che tutti abbiamo investito per ritrovare la giusta strada e le vittorie sono arrivate grazie al quotidiano tentativo di migliorare in qualcosa. Forse lo sforzo fatto lo stiamo pagando un po’ in questa parte di stagione, forse c’è un po’ di stanchezza mentale che non permette ai ragazzi di esprimersi sempre al massimo delle loro possibilità. Il livello della squadra però rimane buono, vedo però che ci manca un po’ quello spunto iniziale che ci ha portato ad ottenere un’utilissima striscia di vittorie.

In cosa credi che la squadra debba ancora migliorare dal punto di vista tecnico e tattico?

Tecnicamente siamo già molto migliorati: la battuta fino ad un paio di mesi fa era deficitaria, sbagliavamo troppo, e anche le prestazioni a muro sono cresciute in modo da conferirci una buona possibilità di difesa in più. Per quanto riguarda la ricezione se si guardano le statistiche ne viene fuori un quadro non molto rassicurante, numericamente risultiamo tra gli ultimi, io però sono convinto che la situazione non sia così tragica perché i numeri e l’utilità di quello che si fa in campo non sempre coincidono. Quello che dobbiamo riuscire a fare è mantenere saldo il livello a cui siamo arrivati che ci ha permesso di giocare grandi partite, come quella contro Santa Croce nonostante la sconfitta.

Sei nel mondo della pallavolo da tanto tempo e da parte di tutti i colleghi e addetti ai lavori godi di moltissima stima. Come trovi ancora lo stimolo giusto per affrontare con entusiasmo ogni nuova sfida?

Sono convinto che a qualsiasi livello, che tu sia in A1 a lottare per lo scudetto o in A2 per salvarti o anche in serie C o D, se hai degli obiettivi da raggiungere trovi sempre automaticamente nuovi stimoli. L’importante è avere un obiettivo ben delineato ed impegnarsi per conquistarlo. Quando sono stato contattato per venire a Segrate mi sono informato sulla squadra che avrei avuto a disposizione e mi è stato detto che avremmo puntato alla salvezza, mi sono subito reso conto che con questo organico è assolutamente fattibile e bisogna farcela. Spesso c’è discrepanza tra possibilità reali di una squadra e obiettivo societario; a volte la dirigenza punta molto più in alto di quanto realisticamente dovrebbe fare e questo porta a vivere momenti difficili durante la stagione, a qualsiasi livello. A Segrate questo non succede, la valutazione è stata oggettiva e mi ha dato ancora più stimoli.
Certo mi piacerebbe avere una squadra che lotta per i massimi risultati ma mi ritengo fortunato perché tra le mani ho un grande potenziale che può ottenere anche più di quanto ci si è preposti.

Tra tutte le esperienze fatte in passato quale ti è rimasta particolarmente nel cuore?

Non è mai facile rispondere ad una domanda come questa perché ho tantissimi bei ricordi. Potrei ricordare le vittorie in coppa o gli scudetti conquistati; potrei dire che ricordo con grande piacere il lavoro svolto a Milano con uno staff di altissimo livello, alcuni dei quali sono oggi a Segrate, con i quali abbiamo ottenuto una Coppa Italia di A2 e abbiamo giocato in A1 da neopromossi riuscendo a battere squadre decisamente più titolate come ad esempio la Sisley Treviso. Potrei citare il periodo a Ravenna, quando grossi problemi societari ci hanno portato ad affrontare il campionato con un budget praticamente pari a zero, e dire che esprimerci comunque a livelli altissimi con giocatori di 17 anni è stato come vincere uno scudetto.
In quasi tutte le stagioni ho trovato qualcosa di positivo da portarmi nel cuore e questo mi rende molto felice.

Un pregio e un difetto di Daniele Ricci?

Credo coincidano: la grandissima sincerità. Se per l’uomo è un pregio che ho il piacere di avere nel rapporto quotidiano con le persone per il “Daniele Ricci” allenatore può a volte essere considerato un difetto. Essere troppo sinceri non aiuta nella gestione del mio lavoro; molti colleghi vedo che gonfiano molto le vittorie e sminuiscono le sconfitte. Io non ne sono capace e dico quello che penso, sempre.