Il lavoro del fisioterapista è importantissimo, perché tutto lo staff lavora alacremente per far sì che ogni atleta possa esprimersi al massimo delle proprie potenzialità psico-fisiche. Ma soprattutto si instaura, tra specialista e giocatori, un forte rapporto umano dove la fiducia gioca un fattore di primissimo piano. Dopo aver già vestito la maglia della Folgore dal settore giovanile fino alla prima squadra, Simone Vinaccia entra nello staff tecnico come fisioterapista per integrare un team di prim’ordine, a poche settimane dall’inizio dei lavori

 

Dal quest’anno entri nello staff della Folgore Massa Sorrento come fisioterapista. Com’è nata questa occasione? Parlaci un po’ della tua attività.

 

“Diciamo che da sempre faccio parte della famiglia Folgore: ho fatto tutta la trafila nel settore giovanile, fino all’esordio in Serie B con la prima squadra a 17 anni. Ho deciso poi di intraprendere questo percorso di studi che mi ha portato alla laurea. Dopo essere tornato qui ho parlato con il presidente Ruggiero, che mi ha illustrato il progetto chiedendomi di farne parte. Conoscendo già società, tifosi e ambiente, non potevo assolutamente dire di no. Da quest’anno, perciò, sarò il fisioterapista della Folgore insieme ad un altro validissimo specialista, presenzierò a tutti gli allenamenti così come alle gare ufficiali al PalAtigliana ed in trasferta, impaziente di mettere la mia esperienza al servizio di tutti”.

 

Quando è iniziato il tuo percorso lavorativo per le squadre sportive?

“Questo tipo di percorso mi ha sempre affascinato, ed è iniziato tutto l’anno scorso con i ragazzi della Folgore dopo aver terminato i miei studi. Ho fatto un affiancamento nella seconda parte del passato campionato, in funzione di un discorso più a largo raggio in quella attuale. Sono contento che si è poi concretizzato tutto in maniera positiva”.

 

Tra il fisioterapista e l’atleta che tipo di rapporto viene a formarsi?

 

“È un rapporto sicuramente importante, perché il fisioterapista non agisce soltanto dal punto di vista muscolo-scheletrico, ma crea un forte rapporto umano con l’atleta. Essendo stato un atleta capisco benissimo queste dinamiche, perché quando giocavo il fisioterapista era praticamente il mio punto di riferimento per qualsiasi cosa. Punto perciò ad essere un faro sia per i ragazzi più giovani, che per i professionisti super affermati”.

 

 

Vorresti dare anche un consiglio a tutti quei giovani che vorrebbero svolgere l’attività di fisioterapista sportivo?

 

“È una professione che richiede impegno e tanto studio, perché la scienza va sempre avanti, e bisogna aggiornarsi continuamente per essere sempre al passo. È importante essere guidati da una forte passione, perché il lavoro di fisioterapista richiede sacrifici. Io lo consiglio vivamente perché mi sta regalando tante soddisfazioni, oltre ad esperienze sempre nuove”.