…5 domande all’alzatore bresciano Simone Tiberti.
Domenica affronterete Martina Franca…
È una bella occasione per portare a casa dei punti che in questo momento del campionato sono importantissimi. Sappiamo che siamo in un periodo in cui non stiamo esprimendo il massimo, ma nonostante ciò siamo riusciti a conquistare punti pesanti anche negli ultimi incontri. Questo non è un periodo facile ma lo stiamo affrontando al meglio. Questo ci sta dando fiducia, che è fondamentale anche in vista della Coppa Italia, a cui teniamo parecchio. Ora però pensiamo solo a Martina Franca, che potrebbe sembrare una partita abbordabile, ma che sotto sotto nasconde grandi insidie.
Come ti immagini l’incontro con Piacenza?
Sono sicuro che sarà una di quelle partite bellissime in cui si gioca tutto e per un traguardo decisamente importante. Arrivare alla semifinale sarebbe una cosa storica. È una partita sicuramente molto difficile, Piacenza è una squadra che ha tantissime soluzioni tattiche e che, anche se ora sta affrontando qualche problemino fisico, arriverà certamente in gran forma a questo appuntamento. Noi ce la giocheremo fino in fondo.
Quando mister Berruto ti chiama in causa sei sempre pronto. Ma quanto è difficile?
Molto, perché soprattutto nel mio ruolo devi saper trovare subito il giusto ritmo di gioco e capire bene i movimenti dell’avversario, che in campo sono diversi rispetto a quando li analizzi dall’esterno. Quindi è molto difficile, però quando le cose poi vanno bene, la soddisfazione è doppia, anche perchè quando entro in campo solitamente l’andamento della gara non è dei migliori… Comunque quando il mister chiama io sono pronto!
Sei un beniamino del pubblico….
Mi accorgo che quando entro in campo il pubblico è felice e per me è bello entrare con una grinta maggiore grazie al sostegno di un bellissimo pubblico come il nostro che ci sostiene sempre.…inoltre vuol dire che non si è “dimenticato” di me come giocatore memore del campionato dello scorso anno.
È risaputo che sei un “tattico”, nel futuro ti vedi come allenatore?
Non penso, anche se studiare e analizzare il gioco e la tattica mi piace molto. Sono molto contento che Berruto come altri allenatori in passato mi chiedano pareri tattici e sull’andamento della partita così come spesso mi confronto con Mikko su movimenti e schemi degli avversari. Finita la mia carriera da giocatore penso che non avrei voglia di affrontare lo stress del mondo della pallavolo anche dalla parte dell’allenatore. È sicuramente un bellissimo lavoro, ma è molto delicato e di tensione, non stacchi mai passi tutto il giorno a pensare alla pallavolo. Anche se mai dire mai!
Ufficio Stampa
Gabeca Pallavolo Spa