Si suole dire che “dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna”. Parafrasando questo detto possiamo affermare che dietro una grande squadra, la Olio Pignatelli Isernia, c’è una grande società, La Fenice Volley Isernia; un altro modo per ribadire che gli strepitosi risultati maturati sul campo sono frutto non solo del buon livello tecnico-tattico espresso dai giocatori, ma anche da tutte le attenzioni che la giovane società, dalla lunga tradizione, sta riservando loro e sta mettendo nell’organizzazione.
La conquista del pass di accesso alla Final Four di Coppa Italia e la netta a affermazione su Castellana, che ha riportato la Olio Pignatelli in terza posizione in classifica ci forniscono l’occasione per spostare le luci della ribalta dai giocatori ai dirigenti, o meglio, a chi lavora dietro le quinte per la felicità del grande (forse, il termine corretto è “grosso”) magazziniere Claudio Costa che da anni reclama un’intervista.

Per dare un volto a La Fenice Volley Isernia partiamo proprio da lui, Costa DJ, e si perché oltre a preoccuparsi di palloni e acqua, il mitico “Custariell” è anche colpevole della musica “poco galvanizzante” (così è stata definita da qualche atleta) che ascoltate al palas. La pensate anche voi come i giocatori??? Beh, non diteglielo, perché il nostro DJ, bravissima persona, da buon artista, è un tantino suscettibile. “Come soffre quando si perdono le partite – dice Mario Scappaticcio – Per quelli come lui bisognerebbe sempre vincere altrimenti durante la settimana meriti solamente
di essere ‘maltrattato’…”. Claudione ha iniziato con la pallavolo (no, tranquilli non giocava!) nel 1995, anno della prima Junior League disputata a Isernia, tirato in ballo da due pietre miliari della pallavolo isernina, l’avvocato Massimo Di Nezza e Peppino Ancona, per contribuire all’organizzazione di quella manifestazione, ma secondo il Ghiro (al secolo Roberto Ghiretti, allora amministratore delegato della Lega Pallavolo) proprio non si poteva scrivere “Claudio Costa simpatizzante”. “Da lì nacque tutto – afferma Claudio – e l’anno dopo sempre sulla spinta dell’avvocato e di Peppino, iniziai ad andare pure in trasferta e mi tesserarono come dirigente in serie C”. Poi è restato (nonostante ogni tanto minaccia l’abbandono) per l’aria familiare che coinvolgeva la vecchia società e parimenti la nuova. Perché, in quattro anni di serie cadetta, nonostante in termini di organizzazione di passi avanti ne sono stati fatti tanti e nonostante una bella sede sociale, l’Ice & Fire resta la “Mecca” dello staff dirigenziale pentro, alla quale ogni tanto è costretto a votarsi anche il direttore generale, Nico Fraraccio, il meno devoto al clima bar. Nico è entrato a far parte della famiglia Fenice Volley nella prima stagione della Serie A2, dopo un passato da dirigente nella pallavolo femminile e nel calcio cittadino e ancor prima da corridore su una pista di atletica. Il suo essere inflessibile è stato il passo necessario verso una mentalità più aziendalistica della società anche se questo atteggiamento imprenditoriale gli è costato l’appellativo di “cattivo” della situazione. Se ti deve dire di “no” lo fa a viso aperto, senza mai passare per il “ni”, anche se ciò può significare passare per lo scontro e in quel caso non si tira indietro tanto che una volta l’ex presidente Vitullo disse “io sono come Clinton, più conciliante, Nico è Bush, interventista nello scontro!”

Al suo arrivo nel volley maschile Nico porta in dote Gianni Saporito: un capitale umano di indiscusso valore. “Un galantuomo – osserva Gabriella dell’ufficio stampa del settore giovanile – che non rinuncia mai alla sua giacca ed alla sua camicia bianca, che ha sempre modi cordiali e che è uno dei pochi uomini rimasti al mondo a salutare facendo il baciamano.” Gianni il team manager, il ponte tra atleti e società, un ponte travagliato quasi quanto quello sullo stretto della sua terra natale, perché anche quando dovrebbe essere rigido il suo carattere non gli consente di dire no a quei ragazzi che coccola come dei figli senza distinzioni. “San Giovanni Saporito…non sa proprio dire di no. Si fa in quattro per ogni necessità. Da premio nobel. Saporito sono…”, a parlare è il capitano del team biancoazzurro (…alla faccia di chi per tutta la passata stagione gli ha fatto pesare le famose arance portate in camera ad Alexeis Argilagos, ndr).
La coppia Fraraccio-Saporito ha rappresentato la prima migrazione dal volley femminile a quello maschile, lo scorso maggio con la costituzione della nuova società ci sono state altre migrazioni: Cicchetti, Santilli, Belmonte, Izzi.

L’ex palleggiatore (e pare fosse pure bravo) del team pallavolistico cittadino, Mimmo Cicchetti (foto), è diventato il numero uno della società de La Fenice Volley, si tratta in realtà di un presidente atipico “perennemente con le cuffiette nelle orecchie, aria stravagante che a tutto farebbe pensare, fuorché ad un presidente, uno che al di là della propria figura da piani alti di sicuro non si allontana dalla gente” commenta qualcuno in Corso Risorgimento e qualcun altro (il direttore generale) gli fa eco: “Mimmo è tutto strano, un paradosso vivente; pur essendo il presidente non ama la confusione, è uno schivo, uno che si nasconde. Facci caso – aggiunge il “freddo” Nico (l’aggettivo è di Scappaticcio) – lui entra ed esce dalla porta di servizio!” Ma questa non è l’unica stranezza di un patron biancoazzurro ultra impegnato. E come potrebbe essere altrimenti??? Due società di volley da gestire a km di distanza l’una dall’altra (l’altra è la Europea 92 Virgin Radio Milano), un lavoro e una famiglia che ogni tanto lo reclama. In questa miriade di impegni è il direttore generale a fargli da personalissima agenda. “Lui ha sempre un miliardo di cose da fare, così ogni tanto gli capita di disconnettersi – sottolinea il dg Fraraccio – e mi tocca ridefinire le priorità e ricordargliele”.
Altro fido scudiero del presidente Cicchetti è Giuseppe Belmonte, ragazzo dal gusto raffinato che non poteva non ricoprire il ruolo di Responsabile Immagine; per il momento però il suo impegno più gravoso è stato riuscire a gestire i resi con lo sponsor tecnico e avere a che fare con il Costa che quando gli toccano il magazzino e la sede si trasforma e diventa verde come l’incredibile Hulk! A dire il vero, la stazza è quella anche quando non è verde di rabbia!.

Altra traslazione dal volley in rosa è stata quella di Adriano Izzi, un altro punto di riferimento per gli atleti (per info chiedere ad Andrea Di Marco); certo lui nel passaggio ci ha perso, vuoi mettere essere il punto di riferimento di dodici dolci e gentili donzelle e quello di quattordici spilungoni? Non è la stessa cosa! Ma lui, con la sua inseparabile cassetta degli attrezzi, ci mette la stessa passione e la stessa voglia. Tutto fare… tanto da arginare la vena di bricolage che nella passata stagione aveva pervaso il campione cubano Joel Despaigne.

Nel descrivere questo passaggio di risorse umane volutamente abbiamo lasciato per ultimo Antonio Santilli, segretario e dirigente accompagnatore della Olio Pignatelli Isernia. Perché? Perché solo nella forma si è concretizzato un passaggio, nella sostanza Antonio faceva già parte del sodalizio maschile. Ricordate l’appellativo di “Giuda”??? liet motiv durante le cenette societarie al pari del costante corteggiamento di Alberico a suon di “Antò passa a la maschile!” Corteggiamento concreto e poco romantico, ma efficace visti i risultati!

Il nostro puzzle è quasi finito, tuttavia affinché il disegno sia completo ci sono tutti quei tasselli che possono sembrare di contorno, ma che se mancano si vede e sono i vari Nicola e Zio Ernestino “colonne d’ingresso”, i vari Lorenzo e Daniele, una sorta di “maggiordomi”, il “cerimoniere” Camillo Pizzi, alias “Nano Malefico”; in questa stagione abbiamo un “Nano” in campo (e a tempo debito chiederemo il perché di questo soprannome) e uno in società…beh, in questo caso non c’è bisogno di chiedere lumi sull’appellativo, c’è chi dice fosse della stessa altezza anche ai tempi delle elementari, quando sedeva al primo banco ed era il cocco della maestra di cui era nipote…
Siamo agli sgoccioli e speriamo che tutti coloro che stanno contribuendo a questa bellissima opera d’arte (anche quelli non nominati, vuoi perchè chi scrive non li conosce a sufficienza, vuoi perché chi scrive con l’età sta perdendo colpi) si sentano protagonisti a prescindere dalle interviste e dalle luci della ribalta!

Si, lo so, manca Alberico Vitullo, il direttore sportivo, ma in questo caso il giornalismo è offuscato da un’amicizia spropositata, allora il giornalista si astiene al pari di capitan Scappaticcio “Sono troppo di parte per parlare di Alberico”. SuperMario però ci racconta un simpatico aneddoto: “Quando parliamo, secondo lui, mi diverto a smentirlo e a dire il contrario di ciò che dice. La verità è che non riesco proprio a nascondergli il mio pensiero e quindi ci confrontiamo delle volte anche duramente. Mi diverte tanto quando mi chiede il perchè di alcune scelte che faccio in partita. Naturalmente come potrei dargli ragione su delle situazioni che in quel momento mi hanno portato a scegliere diversamente da come avrebbe fatto lui???
Il giornalista a questo punto è chiamato a chiudere il suo pezzo e lo fa ritornando all’incipit iniziale: dietro una grande squadra c’è la grande società che l’ha costruita, allora il giornalista – per dovere di cronaca – si sente in obbligo nel riportare ciò che disse il direttore sportivo in tempi non sospetti, e per la precisione nel momento delle feroci critiche mosse alla chiusura della campagna acquisti: “Se è come dicono tutti questi criticoni, io non ho capito niente della pallavolo, ma se le cose dovessero andare bene, come credo, allora io sono un mago!”
Il 25 aprile sapremo se nel futuro organigramma accanto al ruolo di direttore sportivo dovremo scrivere “Mago Merlino”!

Anna Palermo
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