E’ una delle pochissime donne a ricoprire incarichi di una certa rilevanza all’interno di un club di pallavolo maschile ( in sua compagnia Simona Sileoni a Macerata e Valentina Mezzaroma a Roma). Elisabetta Zelatore per la Prisma Taranto è molto più di un vice-presidente o di un direttore generale. E’ il motore organizzativo della macchina societaria, la coordinatrice dietro le quinte di un giocattolo che, assieme al presidente Bongiovanni, in questi anni ha provveduto a preservare non senza difficoltà. Nel mondo della pallavolo è entrata in punta di piedi nella stagione 1998-99 come socio di minoranza dell’allora Magna Grecia Volley. Un’esperienza durata sino al marzo del 2001 e terminata con l’uscita di scena, assieme all’allora vice-presidente Bongiovanni, per divergenze con una maggioranza societaria che di lì a poco, quasi un anno, fece scomparire tra i debiti la serie A dalla città dei due mari.
“Per la verità il mio ingresso del mondo volley è stata una forzatura, una decisione subita” – ricorda – “Fui coinvolta quasi di peso dal presidente Bongiovanni che a sua volta raccolse un invito formulatogli dalla società di allora. L’esperienza fatta in quegli anni, anche se poi ci sono stati dei risvolti poco simpatici, ci è servita in seguito”.

Che cosa le piace di più del mondo del volley?

“Quando si vince” (ride sorniona, ndc). Mi piace l’aspettativa che c’è prima di una partita, la grande partecipazione emotiva che c’è anche in chi non scende in campo. E’ uno sport che ritengo molto coinvolgente”.

Perché a Taranto è così difficile fare sport di livello?

“Primo perché quello che nelle altre città, dal punto di vista dei servizi offerti alla collettività, lo si da per scontato, da noi bisogna lottare per averlo. Ogni giorno ci scontriamo con un ostacolo diverso dal punto logistico .Taranto, poi, è una città che mostra indifferenza verso quegli sport che non sono ritenuti di primo piano. E’ così calciofila che le manifestazioni di protesta per l’utilizzo dello stadio coinvolgono più persone di quelle contro il dissesto economico. Si è abituati a trattare con i guanti quello che è considerato lo sport nazionale e ad ignorare altre realtà che pure sono da considerarsi d’eccellenza. Basti pensare alla differenza di trattamento che c’è stata da parte delle Istituzioni nel risolvere la questione stadio per il Taranto calcio e quella PalaMazzola che riguardava noi della pallavolo. Ecco perché stiamo cercando di dare un respiro più ampio al nostro club, facendolo adottare dalla regione Puglia.”

Da alcuni anni avete adottato una politica di forte riduzione dell’ingresso di favore. Il calo di presenze al Palafiom pensate sia dovuto anche a questo?

“A Taranto c’è la cultura del biglietto gratuito, dell’ingresso omaggio richiesto soprattutto da persone che potrebbero tranquillamente pagarsi il tagliando e che solo perché si considerano dei vip locali pensano di meritare il posto a sedere gratis. Noi da almeno tre stagioni ci stiamo sforzando a cambiare questa mentalità, ad educare il nostro spettatore. Ritengo che pagare il biglietto sia un atto di amore verso una società che dona grande rappresentatività, a livello nazionale, alla città di Taranto. Probabilmente, per questo tipo di nostro atteggiamento, veniamo considerati antipatici specie da chi vuole godersi lo spettacolo senza contribuire allo stesso. Per quanto riguarda il calo di pubblico posso dire che è dovuto sopratutto alla crisi economica vissuta in questi ultimi tempi. E’ cresciuta, inoltre, l’offerta di sport di ottimo livello e, causa anche il calendario strano della prima parte del nostro campionato, spesso ci si è ritrovati nello stesso giorno con la concomitanza di tre eventi sportivi. Mi rendo conto che per una famiglia allo stato attuale è davvero difficile dal punto di vista economico seguire tutti gli eventi sportivi.”

Facciamo un po’ di amarcord, qual è il giocatore che ricorda con maggior piacere?

“Boban Kovac, un grande campione dentro e fuori il campo. Un giocatore dalla grande intelligenza e umanità, una persona semplice e sensibile che da noi ha lasciato il segno”.

Una partita che ricorda con maggiore gioia?

“Stagione 2004-05 prima giornata, esordio assoluto al PalaMazzola, vincemmo 3-2 contro i campioni in carica della Sisley Treviso davanti a 3500 spettatori”.

Torniamo all’attualità: con la squadra dello scorso anno più qualche innesto la Prisma ora sarebbe altamente competitiva e avrebbe potuto lottare per le primissime posizioni. Come mai avete stravolto l’organico?

“ Ci sono state scelte che non sono dipese da noi. Noi volevamo confermare tutti. Chi è rimasto ha sposato il nostro progetto. Ora probabilmente chi è andato via tornerebbe”.

Parliamo del nuovo coach Radamès Lattari. Che impressione le ha fatto?

“Ottima. Sempre con il sorriso sulle labbra, il tecnico brasiliano ha conquistato da subito il nostro ambiente meritando la fiducia della squadra e dello staff dirigenziale in toto. Probabilmente ci serviva una ventata di novità non solo dal punto di vista strettamente tecnico e tattico per dare nuovi stimoli a tutti quanti ma anche da quello umano. Radamès è una persona rassicurante, buona ma allo stesso tempo scaltra che sa fare bene il suo mestiere puntando molto sulle motivazioni psicologiche del gruppo. Si è subito fatto ben volere da tutti ed è uno capace anche a ricoprire ruoli manageriali considerato che è stato supervisore di tutte le nazionali brasiliane di pallavolo e vice-presidente del Flamengo, famoso club di calcio brasiliano. Insomma è un allenatore in grado di guardare le cose anche con l’occhio del dirigente di società. Con lui speriamo di ottenere dei buonissimi risultanti a partire da domenica prossima a Trento”.

Un ultima domanda, com’è stare accanto ad un presidente come Bongiovanni?

“E’ impegnativo e rassicurante allo stesso tempo. Impegnativo perché lui è un vulcano e ti devi confrontare costantemente, rassicurante perché è un presidente che davanti ai problemi non si tira mai indietro e non delega mai. Si rimbocca le maniche e lavora sodo”.

UFFICIO STAMPA PRISMA VOLLEY (3284713536)