Itas Diatec Trentino ad un passo dalla storia


A caccia del 20esimo successo e del Messaggero Ravenna


 


19 vittorie e 0 sconfitte, 57 set vinti e 7 persi. Una marcia incredibile in Regular Season per l’Itas Diatec Trentino in questo campionato di Serie A1 Sustenium. Dall’inizio di stagione la formazione di Radostin Stoytchev continua a mantenere la leadership nella massima serie e soprattutto a lasciare a 0 la casella delle partite perse. L’Itas Diatec Trentino è in piena corsa per entrare nella storia della pallavolo italiana in Serie A1.


 


In passato, nei campionati di Serie A1 a 14 e a 12 squadre, alla sesta giornata di ritorno di Regular Season sono state soltanto la Philips Modena (stagione 1989/90) e il Messaggero Ravenna (1990/91) ad essere imbattute nel massimo campionato. Gli emiliani conservarono l’imbattibilità fino alla settima giornata del girone di ritorno quando vennero battuti, nell’unica sconfitta stagionale, per 3 a 0 (15-3, 15-8, 15-11) dalla Maxicono Parma, mentre i romagnoli persero l’imbattibilità all’ultima giornata di ritorno, chiudendo la stagione con 25 vittorie ed 1 sconfitta, nel match casalingo contro la Mediolanum Milano (15-7, 6-15, 13-15, 16-14, 13-15).


 


In caso di vittoria nella sfida al PalaTrento di domenica 20 febbraio contro la M. Roma Volley, l’Itas Diatec Trentino potrebbe sorpassare in questa speciale classifica la Philips Modena raggiungendo la 20esima vittoria consecutiva in Regular Season e potrebbe andare alla ricerca del “campionato perfetto” a sei gare dal termine della stagione regolare battendo anche il record del Messaggero Ravenna, diventando così l’unica formazione a vincere da imbattuta la Regular Season in un torneo della massima serie a 14 squadre.


 


Da questa statistica è esclusa la stupefacente stagione 2003/2004 della Marmi Lanza Verona in Serie A2, unica formazione ad aver dominato la stagione regolare (vincendo anche la Coppa Italia di A2) senza mai perdere una gara.


 


Una “stagione perfetta” e un record difficilmente ripetibile venne ottenuto in Serie A1 dalla Robedikappa Cus Torino negli anni dal 1979 al 1982. Da metà del campionato 1979/80 fino a metà di quello 1981/82 la formazione torinese non conobbe sconfitte in campionato: 26 mesi e 51 vittorie consecutive con l’imbattibilità casalinga che rimase intatta dal 15 dicembre 1977 al 10 marzo 1982, giorno in cui la squadra allenata Silvano Prandi ottenne l’unica sconfitta in quella stagione a favore della Santal Parma.


Nella stagione 1980/81 la Robedikappa Torino chiuse la regular season, conquistando di conseguenza lo scudetto, con 22 vittorie e 0 sconfitte


Difficile confrontare la corsa al record di Trento con quello della Robedikappa Torino, che col suo record (si narra…) costrinse i dirigenti dell’epoca a introdurre i Play Off per contrastarne il potere sul campo, entrati in vigore infatti nella stagione 1981/82.


A ricordarlo è Piero Rebaudengo, oggi alto dirigente della Federazione Internazionale a Losanna, all’epoca alzatore-attaccante della Torino vincitutto.


“Intanto onore alla squadra del Presidente Mosna – afferma il Direttore del Volleyball Events Department della FIVB – che in questa stagione ha anche vinto il nostro prestigioso torneo, il Mondiale per Club. Io sono un fan dei numeri e dei record, ma ammetto che sia difficile confrontare il dominio di oggi con quanto si potesse fare all’epoca. Che fosse una pallavolo diversa non è solo una frase fatta: era vero. In quegli anni erano tanti i giocatori delle varie squadre ad avere un lavoro vero e proprio, oltre alla pallavolo. In più la nostra formazione era composta da un nucleo rodato, cresciuto insieme in città, e non come accade oggi prendendo il meglio del mercato internazionale. C’erano anche alcune “motivazioni” particolari. Il nostro Presidente, il commendator Zecchini, aveva inventato un premio partita particolare. La chiamava la “martingala” perché legava assieme il risultato di due o tre partite. Ad esempio raddoppiava il premio se si vincevano tre partite di seguito per 3 a 0 oppure se si battevano Panini e Santal fuori casa… Ricordiamo poi tutti come finì il nostro record: proprio contro la Santal di Gianni Lanfranco, che per me è una specie di fratello ma che all’epoca era particolarmente nel mirino del nostro pubblico, dato che aveva lasciato Torino per la nostra avversaria Parma. Fu una sconfitta da ricordare anche per quello. E’ comunque bellissimo pensare che difficilmente quel record di A1 sarà battuto: è uno dei ricordi più forti che io e i miei compagni abbiamo di quel periodo a Torino”.


 


Di entità numericamente inferiore ma non meno prestigioso fu il record del Messaggero Ravenna allenato da Daniele Ricci, guidato dal manager Giuseppe “Peppone” Brusi e finanziato dal Gruppo Ferruzzi. In squadra erano appena arrivati dagli Stati Uniti gli extraterrestri: lo schiacciatore Karch Kiraly e l’opposto Steve Timmons, due fra gli stranieri più forti che abbiano calcato i campi della Serie A. Ravenna in banda puntò sul pupillo di casa, Stefano Margutti, che aveva l’ingrato compito di giocare in diagonale a “King Karch”. “Quell’anno ci andò tutto bene – ricorda Margutti, oggi imprenditore ma anche divertito padre del blog “Bagher per sempre”. – Alla fine perdemmo solo al quinto set in casa con Milano. La nostra squadra era permeata da una sensazione pazzesca, che io non avevo mai provato e non provai più in seguito: sapevamo che avremmo vinto, anche quando in partita eravamo sotto. A molto contribuirono Steve e Karch, sapevano creare un pathos particolare per qualsiasi partita, anche quelle scontate. Ci inculcarono fin dalla prima giornata l’idea che quando vincevamo facilmente dovevamo comunque fare pesi per compensare. Alla prima gara a Catania il caldissimo pubblico locale ci fece uscire fra gli applausi. Andai in camera di Vullo in hotel e vidi Kiraly per terra che faceva centinaia di piegamenti. “E questo che fa?” chiesi a Fabio. “Dice che abbiamo faticato troppo poco” rispose attonito Vullo. Morale, ci mettemmo per terra anche noi. E da allora, dopo ogni partita più facile, li seguimmo in sala pesi a fine match, dove i due andavano ad alzare quantità di ferro impressionanti… Quel campionato, in cui restammo imbattuti fino all’ultima partita, visse anche di queste cose, che ci diedero forza. Mentre Peppone Brusi, lo seppi dopo, non smise mai per tutto l’anno di prendere nota ogni sera dei chilometri della mia auto, per controllare se andavo in giro anziché dormire”.