Nato e cresciuto in casa Argos Volley, questa volta a raccontarsi è il giovanissimo schiacciatore della Biosì Indexa Sora Pierpaolo Mauti. Pierpaolo – Pier per gli amici – è, insieme a Marco Lucarelli, uno dei prodotti del vivaio bianconero approdato alla panchina della prima squadra grazie alla caparbia e allo spirito di sacrificio, all’umiltà e alla serietà che lo contraddistinguono. Nato a Sora quasi 22 anni fa, è ovviamente tra i più giovani del roster e tra i beniamini del pubblico locale.
Chi è Piperpaolo Mauti?
“Pierpaolo Mauti sicuramente è un ragazzo solare, a cui piace stare insieme agli altri per divertirsi. Adoro, infatti, stare in gruppo, ragion per cui mi rendo sempre disponibile sia verso gli amici che con i compagni di squadra. Questo per dare una mano e cercare sempre di migliorare me stesso tanto professionalmente quanto nella vita quotidiana”.
Come hai iniziato a giocare a pallavolo?
“Inizialmente giocavo a calcetto, ma non lo sentivo come un ambiente che mi appartenesse davvero. Allora mia zia, essendo io molto alto già da allora, mi consigliò di giocare a pallavolo e di venire qui a Sora. Grazie al suo consiglio e all’amicizia che la lega al presidente Enrico Vicini, mi sono avvicinato a questo splendido sport, mi sono appassionato e ne ho fatto in pratica la mia vita”.
Racconta il tuo esordio.
“Il mio esordio è stato molto emozionante. Avevo 17 anni e subentrai a Patriarca durante il campionato di A2. Quando coach Ricci mi chiamò e mi disse che avrei dovuto scaldarmi per entrare in ricezione ero felicissimo ma mi tremavano le gambe. I miei compagni, allora, mi hanno esortato a fare del mio meglio. Gli avversari, infatti, come ci aspettavamo, hanno battuto su di me, ma la ricezione è stata positiva”.
Chi è stata la persona più importante per il tuo percorso nel mondo del volley?
“Sicuramente coach Maurizio Colucci è stata la figura più importante per la mia crescita professionale. Io ho iniziato proprio con lui a giocare a pallavolo e, dopo nove anni, essere allenato ancora da lui, in prima squadra, per me è un grande onore, oltre che un immenso piacere”.
Che emozioni si provano, così giovane, a far parte di una compagine che sta disputando il campionato di SuperLega?
“Sicuramente è una sensazione molto forte, bellissima ma anche carica di responsabilità. Sono orgoglioso di far parte di questo gruppo perché tutti quanti mi aiutano a migliorare e spero, nel mio piccolo, di contribuire anche io alla crescita generale della squadra”.
Come ti immagini tra dieci anni?
“Spero di continuare la mia carriera nella pallavolo che conta, perché per me sarebbe un sogno, ma sono pronto a prendermi ciò che viene”.
A chi ti ispiri, sportivamente?
“Il mio modello fin dall’inizio è stato Marshall, che ho avuto l’onore di conoscere ed affrontare in campo in questa stagione. E’ stato il mio primo idolo perché lo vedevo saltare tantissimo, ma anche tutti i campioni della nostra nazionale ci hanno messo del loro per farmi amare così tanto questo sport”.
I compagni a cui sei più legato?
“Non ci sono compagni con cui ho legato di più rispetto agli altri, perché sto bene davvero con tutti, ma se proprio dovessi sceglierne uno direi Andrea Mattei. Stiamo spesso insieme, andiamo d’accordo e ci divertiamo molto”.
Racconta delle tue passioni.
“La mia passione più grande è la pallavolo, ma mi piace tantissimo leggere, soprattutto nel periodo invernale quando preferisco rintanarmi in casa e ne approfitto per spulciare tantissimi libri, variando molto le tematiche affrontate e le tipologie di narrazione”.
Parlaci di un episodio pallavolistico che ricordi con piacere.
“Ci sono due episodi pallavolistici che ricordo con molto piacere, uno è stato il mio esordio in serie A2 e l’altro la vittoria del CQP nel 2010, ai tempi delle giovanili. Nessuno si aspettava la nostra vittoria contro Roma1, eppure ce l’abbiamo fatta”.
C’è stato un momento meno felice nella tua vita da professionista?
“L’unico anno durante cui sono stato fuori da Sora è stato a Castellana Grotte, in una realtà che mi è piaciuta veramente tantissimo per via della gentilezza delle persone. Mi hanno trattato come un figlio. A gennaio, però, ho avuto problemi alla schiena, sono dovuto stare fermo un annetto per via di un’ernia del disco e non è stato facile per me affrontare questo infortunio”.
Descriviti con tre aggettivi.
“Solare, onesto, generoso”.
Quanto ti senti cambiato dal tuo esordio ad oggi?
“Sono molto cambiato, ovviamente maturato, complici le stagioni con la prima squadra. Spero di continuare su questa strada e che i miglioramenti possano essere palesi sia fuori che dentro il rettangolo di gioco”.
Cristina Lucarelli