Agli inizi degli anni Ottanta, con la squadra ancora nella massima divisione nazionale, i Vigili del Fuoco Casadio Ravenna (presidente l’ingegner Marchini) decisero di passare la mano, in quanto non più in grado di sostenere il peso finanziario (non certamente agonistico) della prima squadra. Consegnata la squadra nelle mani del sindaco perché trovasse una soluzione adeguata, si fece avanti un gruppo di sportivi che – fondata la Pallavolo Ravenna – si fece carico di questa nuova ‘avventura’, trovando nella Cassa di Risparmio di Ravenna un sponsor in grado di assicurare la sopravvivenza della società, leader di un movimento così radicato nel cuore degli sportivi e nel territorio. Merano Melandri faceva parte di quel gruppo, avendo al proprio fianco, fra gli altri, il dottor Aldo Greco (poi gli successe per un paio di stagioni) e il ragioniere Roberto ‘Pippo’ Bulgarelli, diventati gli altri due punti di riferimento di un’attività, che inizialmente aveva il valore di una scommessa, vinta per due stagioni. Non si può infatti non dimenticare in quel periodo la lezione di tecnica e di vita, profusa dal gruppo pisano facente capo al tecnico Claudio Piazza. Tutta Ravenna pallavolistica si risvegliò e spinse letteralmente alla salvezza i propri beniamini, capaci di cavare sangue dalle rape, di morire in campo.
Dopo la retrocessione in A2, Merano non si scoraggiò, pur passando la mano al vertice, e continuò ad impegnarsi perché la pallavolo maschile non perdesse, fra tanti problemi economico-finanziari, il filo del discorso e, quando s’affacciò sullo scenario cittadino il gruppo di operatori portuali coinvolti e trainati da Giuseppe Brusi, fu colui che firmò, nell’estate 1987, il passaggio delle consegne, convinto che la nuova strada fosse quella giusta. Il suo attaccamento alla squadra non venne mai meno, neanche quando tornò nell’anonimato dei sostenitori, prendendo parte alla quasi totalità delle trasferte, anche all’estero. Neanche quando il male iniziò ad intaccare il suo fisico, ridusse la frequenza alle partite ed il suo amore alla squadra, che centrava quei risultati che lui aveva probabilmente sognato tanti anni prima.
Merano è stato un dirigente, uno sportivo a tutto tondo: se la pallavolo divenne una ragione di vita, apprezzò e seguì soprattutto il ciclismo (in particolare la Rinascita, allora una delle più forti società dilettantistiche italiane) ed il calcio (difficilmente perdeva una partita dei giallorossi alla Darsena o al Benelli), così come non disdegnava assistere ad incontri di pugilato e ad esibizioni di ginnastica. Non amò mai le luci della ribalta, preferendo operare con umiltà e passione.
Umberto Suprani