Avremmo voluto raccontare delle straordinarie due ore e otto minuti di appassionante partita terminata 14-16 per Latina al tiebreak, della strepitosa prestazione di Giombini (33 punti) e delle grandi prove di Peda e Moro che hanno provato a rintuzzare gli attacchi avversari, oppure delle bombe al servizio di Creus che hanno fatto esaltare il pubblico; invece dobbiamo gli onori della cronaca ad una partita che non è riuscita ad evitare, nonostante lo sforzo degli atleti in campo, una condotta arbitrale fuori dai canoni del ruolo che i direttori di gara dovrebbero possedere. Una gara di fatto condizionata, sia pur con Latina meritevole dei due punti come peraltro allo stesso modo avrebbe meritato la Mater, dalle decisioni arbitrali figlie, ed è questo l’aspetto più grave, di un atteggiamento ingiustificatamente oltre il leale e corretto comportamento (nella fattispecie del secondo arbitro Massimo Amati) che invece chi veste la divisa di ufficiale di gara deve dimostrare.

Provando a riassumere quello che è accaduto in quella divenuta una calda serata, passiamo a narrare dell’episodio che ha fatto traboccare il vaso della pazienza per i colori gialloblù pugliesi, ossia l’espulsione, apparsa dapprima incomprensibile e poi ingiustificatamente esagerata, di coach Radamès Lattari. Dopo un primo set conquistato con i denti dalla Materdomini Volley e già alcuni evidenti errori arbitrali, le testimonianze parlano di una esagerata veemenza del suddetto secondo arbitro Amati prima nei confronti della panchina poi, nello specifico di Alessandro Trimarchi,libero della formazione di casa, il quale strattonato dal suddetto Amati gli ha contestato in maniera civile i suoi modi, come detto, oltre le righe. Lattari sopraggiunto ha fatto le sue rimostranze senza proferire alcun insulto. Lo stesso Amati erettosi ormai sul trono della partita, reiterando nel suo atteggiamento, ai più apparso provocatorio, ha poi spinto il primo arbitro a prendere la decisione della espulsione definitiva dell’ormai furibondo ed incredulo tecnico brasiliano, una decisione a dir poco inconcepibile che ha di fatto esasperato il clima, condizionando non poco tutto l’ambiente ed il pubblico sugli spalti che da lì in poi ha dovuto assistere quasi impotente ad una escalation di sviste arbitrali ed atteggiamenti davvero senza precedenti con il secondo direttore di gara che addirittura si rivolgeva al pubblico con gesti di scherno.

Non si giustifica naturalmente il comportamento di uan piccola parte di spettatori che sia pure solo a parole hanno vivacemente mostrato la propria delusione ma obbiettivamente riteniamo che questa volta le responsabilità siano da attribuire a chi ha gratuitamente fomentato il tutto mettendo in secondo piano una sfida assolutamente appassionante. E dire che proprio una settimana fa tutta la categoria arbitrale si era riunita a Forlì con ben altri intendimenti crediamo.

Triste come al solito constatare che sarà solo la compagine castellanese a subire le ulteriori beffe successive al rapporto arbitrale, sia pur ponendo fiducia da quanto raccolto dal delegato tecnico le cui qualità professionali sono ben note alla società castellanese considerata la frequenza con cui lo stesso è presente presso l’impianto di Castellana Grotte.

Davvero peccato perché la partita ha dimostrato sul campo di meritare tutt’altra sorte arbitrale, perché alla fine si è giocato eccome con capovolgimenti da una parte e dall’altra e colpi che hanno strappato gli applausi del competente pubblico locale. Peccato però anche per l’ennesima occasione perduta da parte di una direzione di gara ( e per dovere di correttezza bisogna sottolineare ancora una volta la responsabilità del signor Amati) che ha voluto apparire protagonista oltre il lecito quando in realtà il vero oggetto e soggetto dello sport pallavolo sono i giocatori in campo e le società che con enormi sacrifici, e di questi tempi i sacrifici sono davvero tanti, tengono alto il buon nome della pallavolo italiana e che spesso si trovano a dover sopportare più oneri che onori.

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