«Castello in serie A: è stato un sogno, grazie per averci fatto sognare». All’affetto espresso dai tifosi con lo striscione esibito al Pala Olimpia, La Nef ha risposto con una prova in cui non ha lesinato impegno e buona volontà. Ma nel tie-break sfortunato con cui si è congedata dal pubblico amico, c’è la storia di tutto il campionato. La “storia” di una squadra che con pazienza cerca i suoi equilibri, cuce la sua trama con generosità costruendo sprazzi significativi di bel gioco, ma fatica a concretizzare prestando il fianco a chi possiede qualità superiori in termini di esperienza, uomini e tecnica. Se non ci saranno “guizzi” ad Isernia, il punto intascato contro Crema rimarrà l’unico dell’ultimo mese e mezzo: un bottino decisamente troppo magro nella fase in cui andava costruita la salvezza, la cui soglia è per altro salita sopra quota trenta. Eppure, come dice coach Graziosi «se escludiamo un paio di partite completamente sbagliate, la squadra ha sempre lottato: il nostro problema non è mai stato quello di non dare il massimo, ma di soffrire qualche limite tecnico e di esperienza nella gestione degli arrivi in volata quando la differenza la fa un pallone». Anche con la Samgas è andata così: ridisegnata attorno alla regia di Giuliani, la squadra ha trovato a tratti punti di riferimento validi, ma non la continuità e la zampata giusta per chiudere. Altalenanti gli attaccanti che – pur positivi – accusano fatalmente la stanchezza sia fisica che mentale di una stagione vissuta spesso con la pressione dell’ultima spiaggia. Con Biagiola infortunato (distorsione alla caviglia), la settimana di preparazione sarà più corta: l’ultima di regular season si gioca infatti sabato alla vigilia di Pasqua e c’è da “difendere” quanto meno il penultimo posto.